GROTTE DI OLIERO / SORGENTE DEI
FONTANAZZI 2015
Domenica 15 Febbraio 2015
Alle sorgenti di Oliero, verso le 10.00 ho appuntamento con gli amici inglesi
Jason Mallison e Rick Stanton per ripercorrere il sifone esplorato dieci anni
fa. Dieci anni tondi da quella epica immersione portata a termine con altri
materiali, spirito diverso, speranze inesauribili, e dieci anni di meno. A darci
una mano preziosa per preparare le attrezzature, ci sono Adriano, Palombino e
Cristina.
Parte per primo Jason poi a ruota io, ultimo Rick. Dopo poche decine di metri,
mi accorgo di di essere penalizzato dal carico che mi sto tirando dietro:
l'insieme dei materiali è leggermente negativo, e ciò mi forza a rallentare la
velocità di progressione. In tutto ho con me due bombole dal 20l, una bombola da
10l, al traino un propulsore XK1 e un bidone contenente tutto il necessaire per
trascorrere una notte e due giorni nella grotta al di là del sifone. Purtroppo
martedì 17 ho un impegno inderogabile e sarò costretto a lasciare “soli” i due
compagni di viaggio.
Il filo nel sifone è rotto in diversi punti, la corrente ha lavorato secondo la
sua natura, e talvolta occorre fermarsi per scegliere, a ragion veduta, quello
che prosegue verso la giusta direzione. A 1700 m. qualche mente illuminata, ha
messo una freccia gialla al contrario per confondere le idee anche degli altri
oltre la sua.
Dopo 2400m. con profondità massima di -58m. siamo tutti fuori nel buio
sconfinato della grotta. Ci togliamo le attrezzature, ci mettiamo abiti
asciutti, allestiamo il campo per la notte e organizziamo i prossimi lavori.
Non oltrepasso il secondo sifone perché ho consumato la batteria di uno dei due
XK1 percorrendo il primo sifone, penalizzato dalla resistenza del materiale che
ha influito sull'assorbimento di carica della batteria: non voglio esaurire
ulteriormente la batteria e dovere magari rientrare a forza di sole pinne.
Insieme agli amici inglesi, porto i materiali fino al secondo sifone e insieme a
loro gironzolo nella grotta asciutta. Vediamo gallerie che all’epoca non avevamo
notato: gli ambienti in alto, pur sconfinando nel buio, sono maestosi. In basso,
fiumiciattoli che scorrono nelle gallerie più piccole, scrosciano argentini
accarezzando le orecchie e infrangendo il silenzio. Alle 20,30 secondo gli
orologi, ci prepariamo ormai per dormire mentre il buio senza tempo avvolge del
nostro sonno.
Lunedì 16 Febbraio 2015
Bagnetto nel secondo sifone per scattare qualche foto di Jason e Rick che si
immergono. Ritorno al campo per riorganizzare la mia attrezzatura e trasporto
poi tutto al sifone. Mentre preparo, vedo apparire le due luci di Gunter Faul e
Stefan Gaar, venuti per una promenade nelle gallerie asciutte. Ciao grotta
perché ora devo uscire nello spazio largo dove si vede il cielo. Gunter e Stefan
davanti a me perché, ovviamente, loro saranno più veloci non avendo nulla da
trasportare. Il rientro mi diverte: finalmente il rimorchio è leggermente
positivo e lo trascino con facilità anche se dopo qualche centinaio di metri mi
fermo per accorciare il cordino per sistemarlo ancora meglio. Se all’andata non
ho avuto decompressione, al ritorno, a causa della morfologia della grotta,
accumulo una decina di minuti di decompressione. Riemergo scivolando nel fiume,
aiutato dalla corrente e raggiungo il punto dove uscire. La mia auto non è
distante e in poche decine di minuti ho caricato tutto.
Martedì 17 Febbraio 2015
In conseguenza al mio impegno inderogabile, trascorro la mattinata la Vicenza,
mentre Palombino, Carlo e Cristina se la spassano all’Elefante Bianco per
verificarne le condizioni; purtroppo mi riporteranno che oltre i -50/60 m. la
visibilità non è buona e questo abbatte le mie speranze esplorative. Nel
pomeriggio si da un aiuto agli inglesi che escono dall’Oliero. Cena a base di
pesce procurato da Adriano e scambio di vedute fino a tarda notte. Rick non ha
trovato il famigerato terzo sifone ma ha percorso un bypass che si congiunge
all’uscita del secondo sifone.
Mercoledì 18 Febbraio 2015
Ore 10.00, Grotte di Oliero, Cristina, Palombino e Carlo e io, raggiungiamo
Alessandro Fenu e Antonio tedesco, per un’immersione in compagnia nel Cogol dei
Siori. Anche in questa grotta sono dieci anni che non rimetto le pinne: niente
di strano se mi emoziono nel rivedere il laminatoio e le successive gallerie. La
visibilità non è molto buona ma con i nuovi potenti fari, posso vedere
particolari che non avevo mai notato. Il filo è integro fino a 600-700mt poi
rotto in più punti con zone di diverse decine di metri dove è totalmente
assente. Ho con me uno svolgisagola con solo 230 m. e dopo diversi rattoppi,
finisco il filo, così, a circa 1000 m. dall’ingresso, dobbiamo ritornare. Al
rientro ci fermiamo nei pressi di un paio di frecce fissate sul filo e
Alessandro mi mostra la galleria nuova sagolata da poco da Gunter e Stefan che
congiunge i Siori con i Veci. Decompressione senza nulla di particolare poi esco
rotolandomi tra i sassi fino al lago e, con un colpo d’elica, arrivo all’uscita
dove trovo Carlo e Palombino. Anche gli altri escono dall'acqua; Jason e Rick
sono andati a vedere i Fontanazzi.
Giovedi 19 Febbraio 2015
Ritorno al Gorgazzo per togliere dal laghetto la campana e le zavorre. Il
livello è sceso di due cm. la corrente sempre sostenuta. Sospiro ma non vado in
acqua, gestendo le operazioni dall'esterno e trasportando fuori, una alla volta,
le zavorre pesanti 30kg. Carlo e Palombino in un paio di ore riescono a
recuperare tutto; bravi veramente bravi, mentre Cristina si dedica al recupero
delle corde. Avendo ancora abbastanza aria, scendono per un'occhiata nella
galleria mai vista prima.
I giorni trascorrono e i miei pensieri vagano fra il Gorgazzo e le altre
sorgenti papabili. Vorrei avere una sfera di cristallo per indovinare
l'evoluzione delle condizioni nelle varie sorgenti. In qualcuna di loro mi
ficcherò per sfrugugliarla nelle budelle e oltre, alla faccia del Gorgazzo che
continua a respingermi. Nei limiti del possibile qualcosa combinerò e, come fa
Meru che ora sta in vacanza, sento il profumo del l'osso e non mi voglio
allontanare.
Venerdì 20 Febbraio 2015
Con il Gorgazzo che non desidera calmarsi e l'Elefante Bianco che rimane scuro
di sospensione, viene presa di mira la sorgente dei Fontanazzi. Mi incontro li
con Squark, Boa, Carlo, Cristina e Palombino per iniziare le operazioni di messa
in sicurezza della grotta. Quasi nessuno di loro ha mai fatto immersioni qui.
Occorre perciò maggiore prudenza nel trasporto dei materiali fino sotto la
Breccia. In un paio di ore, le bombole de compressive e due bombole da 20l sono
pronte alle opportune profondità. Ottimo ed efficiente lavoro di gruppo.
Sabato 21 Febbraio 2015
Come prevedibile, alla sorgente arrivano tanti subacquei, due tedeschi, noi
cinque e poi tre polacchi. Noi ci prepariamo con calma e dopo che Palombino ha
portato le attrezzature sotto la Breccia, i tedeschi entrano nella sorgente.
Approfitto della disponibilità del Pifferaio che è venuto a salutarci, per
mandarlo a Vicenza, al Vicenza Sub, per la manutenzione di un rubinetto di una
bombola da 15l che perde, e per ricaricarla di miscela decompressiva.
Squark e io, entriamo nella vasca d'ingresso per gli ultimi dettagli. Scendiamo
le strettoie con tranquillità e, recuperati i due XK1, ci dirigiamo verso la
seconda serie di strettoie. Ne approfitto per sfruttare la microcamera montata
sul casco e, con il potente faro video della Xdive, illumino meravigliosamente
la galleria. Ai passaggi stretti, prendiamo due bombole da 20l a testa
proseguendo fino alla galleria che si apre alla base. A questo punto lascio
sempre davanti Squark fino alla profondità di -110m. dove deponiamo le bombole
di emergenza. A -100 m., un apparente innocuo filo vecchio, si infila nella mia
pinna: me ne accorgo quando, mentre scendo, rimango a penzoloni con la testa in
giù. Vedo Squark sopra che prende il tronchesino per tagliare, ma non aspetto
riuscendo a sfilare il piede dall’asola da solo. Riprendo subito a tirare un po’
di filo fino a che raggiungiamo i -111m di profondità. Il rientro da scarichi è
uno spasso, il superamento dei passaggi stretti una formalità e la
decompressione inizia dopo 56’ passati in immersione. Dopo 139’ si ritorna a
sbirciare il sole divertiti per l’immersione riuscita alla perfezione.
Domenica 22 Febbraio 2015
Benedico la Domenica riposandomi in compagnia di Carlo che non si è ancora
ripreso completamente dall’influenza. Piove ma, nonostante ciò, Cristina, Squark,
Adriano e Palombino si prodigano per portare un paio di bombole decompressive a
-21 m. e a -35m. Anche oggi sono presenti due tedeschi e tre polacchi;
nonostante l’ingresso non sia enorme ed i passaggi dei primi 25 m. di grotta
siano angusti, tutto si svolge perfettamente con la collaborazione reciproca per
i passamano.
Meritato panino al Bar. Ritorno al quartier generale dove riprendo la
sistemazione di alcune cosucce e organizzo i materiali per domani.
Lunedì 23 febbraio 2015
Oggi guardando il cielo vedo sereno e i miei amici son tutti alla sorgente: Boa,
Cristina, Squark e Palombino. Nella mia testa è tutto un ribollire d’idee,
sensazioni, ripensamenti, speranze e mentre preparo le attrezzature mi accorgo
di questo mio divagare e ritiro i remi in barca. Squark scende per portarmi la
bombola da 20 L. e lo XK1 sotto la breccia cosi da facilitarmi la discesa.
Mentre indosso la muta sento molto caldo; in quel bel cielo sereno di
stamattina, il sole brilla implacabile proprio concentrandosi sul nostro angolo
esposto al Sud e al riparo dal vento. Piuttosto che a Febbraio qui sembra di
essere a Ferragosto. Cerco un po’ di ombra, continuo a vestirmi e, appena posso
entro in acqua per rinfrescarmi con scarsi risultati.
Oggi ho scelto la muta pesante con i guanti che non uso da quasi due anni perché
prevedo di stare a lungo in acqua: a causa dei suoi volumi e della poca
sensibilità alla mani non è facile da gestire. In acqua, piccolo aiuto degli
amici per sistemare i fissa pinne e parto verso il fondo. Supero agevolmente le
strettoie iniziali e a -18 m. cambio la bombola: lascio la 12 L di 20/60% e
prendere la 20 L di 8/80%. Stacco la bombola da 12 L senza problemi ma quando
devo collegare quella da 20 L, non ci riesco. La frusta di bassa o il raccordo
del by-pass, uno dei due, forse è rovinato; ci provo in tutti i modi ma niente
da fare. Potrei partire sfruttando il By-pass di emergenza ma il tasso di
nervosismo, percepisco che si è alzato un po’ troppo: trovarsi in partenza con
un problema, credo sia un po’ troppo. Prudentemente e amaramente, riemergo dopo
poco più di 25'.
Nella delusione di un forzato dietro-front lo spunto positivo è che ora c’è il
tempo per tutti per farsi un’immersione ludica.
Alla sera raggiungiamo Vicenza dove gentilmente a nostro uso e consumo, ci hanno
aperto il negozio Vicenza Sub, dove trovo la sostituzione dei pezzi mancanti.
Martedì 24 febbraio
La giornata di riposo già prevista per il dopo immersione, anche se in effetti
non sarebbe necessaria, è impiegata proficuamente per andare alla nuova piscina
Y40 di Montegrotto, dove saro’ intervistato per la trasmissione Icarus di Sky.
Rientro a Valstagna nel tardo pomeriggio dove mi dedico volonterosamente alla
riparazione e preparazione delle attrezzature che usero’ domani.
Josè, lasciato di nuovo il paese natio, è di nuovo qui con me per qualche
giorno.
Mercoledì 25 febbraio
Sono molto più concentrato e rilassato di lunedì e fortunatamente il cielo è
nuvoloso, la temperatura deliziosamente fresca, invita a coprirsi per bene.
Tutto scorre nel migliore dei modi con Laura che parte qualche minuto prima di
me per portare giù la bombola da 20 L e lo XK1. Ci ritroviamo sotto la breccia,
tutto ok, lei mi vede partire e io mi occupo solo di illuminare il buio di
fronte a me. La visibilità è di 5 m., notevolmente ridotta rispetto a sabato
scorso; sono le piogge dei giorni scorsi che ci hanno messo lo zampino. Sono
tranquillissimo e avanzo senza problemi fino alla strettoia dei -40m, la supero
e a -60m trovo l’altro XK1 che aspetta di esser portato per emergenza nelle zone
profonde.. Raggiunti i -110m lascio lo XK1 e prendo le due bombole da 20 L che
porto un po’ più avanti. Le mie speranze di arrivare al fondo in un battibaleno,
si affievoliscono poco dopo quando trovo la galleria completamente sprovvista di
filo. In questo caso lo zampino è delle forti correnti che si sono alternate nei
tempi trascorsi. Attacco il filo, avanzo una ventina di metri, e ritrovo il
vecchio filo che ricollego al mio e di nuovo via. La manfrina si ripete quattro
volte, e sono tra i -120 e i -130m. Finalmente arrivo all’inizio della galleria
esplorata l’ultima volta, dove riconosco la spiaggetta di sabbia bianca e la
piccola galleria che, la volta precedente, mi ha riportato in questo punto dopo
avermi fatto compiere un giro di 187m, tutto al di sotto di -120m. Nessuna
traccia di filo: questo mi fa capire che l’acqua, da qualche parte in questa
galleria, proviene da qualche angolo nascosto e quindi devo cercare con
attenzione l’arrivo segreto.
Ho consumato tempo nel ricollegare i fili, adesso è ora che rientri velocemente:
dopo 65’ sono sotto le strettoie a -60m. Proseguendo la mia risalita, sono
passati 140’ quando raggiungo i -21m, dove incontro Adriano venuto a controllare
come sto. A turno, Beppe, Josè e Adriano scendono a salutarmi e tutto va bene
nonostante una gamba allagata. Per un eccesso di zelo mi viene portato a -6m di
profondità un thè che, nonostante il trasporto, è rimasto non solo caldo ma
addirittura all’ustione; le due gocce messe in bocca per verificare la
temperatura, sono sufficienti per bruciarmi la lingua e il labbro. Riemergo
dopo 4h 40’ con un piede color bianco scolorito e intirizzito dal freddo, la
lingua e le labbra rosse, il resto in perfetta forma grazie al giubbetto
elettrico che ha ben funzionato con le potenti batterie stagne di Xdive.
Giovedì 26 Febbraio 2015
Oggi pausa immersione con ripristino e ricarica attrezzature. Prima pero’
accompagno Josè per la sua immersione ai Fontanazzi. Scopro quanto sia diverso e
buffo per me stare sul bordo della sorgente ad aspettare, accorgendomi quanto la
percezione della dimensione temporale sia diversa con un diverso impegno
mentale. Qui fuori, forse alimentato da una normale ansia, il tempo scorre
lento, molto lento. In acqua, anche se la decompressione è lunga, il tempo
scivola via impercettibilmente mentre si rielaborano le situazioni appena
affrontate e programmando le future scelte. Qui fuori si cerca distrazione
osservando la natura intorno mentre il treno che passa poco distante fa vibrare
la terra e, come ben so, anche le strettoie iniziali.
Venerdì 27 Febbraio 2015
Ieri ho messo tutto a punto, anche se mi rimane qualche dubbio riguardo la
sistemazione della valvola sui piedi, che l’altro giorno mi ha fatto allagare
una gamba. E’ bello scorrazzare per le gallerie, leggero e veloce, superare le
strettoie agilmente fino a raggiungere le zone profonde. Eccomi allo
svolgi-sagola giu’ in fondo, dopo una ventina di minuti.
Ho portato un faro in più per poter cercare meglio. Procedo lento osservando a
destra e a sinistra. Mi avvicino a tutte le sagome di possibili continuazioni:
sono a -135m. La galleria risale piano piano e si restringe mostrando forme e
erosioni da manuale; impiego del tempo ma la ricerca è questa: la fretta
costringe alla superficialita’ e, come recita l’antico adagio, presto e bene non
vanno assieme.
Quando sono nella parte più stretta, le pareti sono tutte ben visibili a portata
d’occhio. Quando la galleria s’ingrandisce e le dimensioni mi impediscono di
vedere lateralmente, di nuovo vado a destra e a sinistra sfruttando la
propulsione del Xk1. Questo continuo spostarmi senza curarmi troppo del filo mi
gioca uno scherzo perché questo si arrotola sulla gamba destra bloccandola. Non
esito un secondo a tagliare il filo e, accelerando con lo scooter, lascio che
questo si sfili senza creare danni. Lo congiungo e continuo a gironzolare ma
niente di evidente. Mi spiace rientrare, ma sul computer ho già accumulato una
notevole decompressione: per risalire alla quota deco, devo percorrere ancora
qualche centinaio di metri. Raggiunte le strettoie a -57 m., quando mi metto
verticale per salirle, sento entrare acqua nella gamba destra come
nell’immersione precedente. Anche se l’acqua mi circonda, mi sento un po’
seccato.
Appena possibile assumo una posizione che mantenga la gamba piena di gas, per
evitare altre infiltrazioni. Nelle soste tra i -50 e i -40m percepisco una
perdita di gas ma non vi bado perché sono distratto dalla gamba a mollo. A -40m
prendo la batteria del giubbetto, le zavorre supplementari e finalmente mi
accorgo che ho finito l’argon, la perdita percepita. Suppongo saltato il primo
stadio cosi’, facendo molta attenzione a non buttar fuori inutilmente gas dalla
muta, rientro superando i due saliscendi da -18 a – 33m poi su a -12 e giù fino
a -22m per poi raggiungere i -18m dove arriva Boa. Ovviamente gli richiedo una
bombolina di gas da mettere nella muta. Quando ho attaccato la frusta, vedo che
il problema sta nella valvola, il connettore svitato con il gas che esce
direttamente dal raccordo. Il thè di quest’oggi, ha una temperatura perfetta che
scorre sulle vesciche rimaste sulla lingua senza farmi soffrire. Riemergo dopo
275’ con i computer che protestano perché avrei dovuto rimanere almeno ancora
un’ora in acqua.
Non ho continuato l’esplorazione ma, setacciando accuratamente il mio tunnel
profondo, ho eseguito gia’ una parte di lavoro e quello che mi aspetta è
comunque meno… forse…
Sabato 31 Febbraio 2015
Oggi sosta asciutta, dedicata al ripristino e check materiali per l’immersione
del giorno dopo, come nella norma di un’operazione esplorativa. Intervengo fra
le altre cose, con una opportuna modifica alle bombole di gas ed il gioco è
fatto. Josè è partito questa mattina, questo primo pomeriggio arrivano Squark e
Valeria. Il lavoro prosegue usando il super booster Tecnodive TB130D, una
ricarica con il pratico compressore Nardi e poi mi rintano al coperto per
dedicarmi allo studio della valvolina antipatica che mi fa entrare acqua nella
muta. Concludo i miei traffici, inserendo le batterie cariche nei faretti Xdive
e nello scooter XK1.
Domenica 01 marzo 2015
Aiuto benedetto di Squark e Valeria per caricare le ultime cose in auto, e siamo
alla sorgente. Una schiera di macchine è parcheggiata, ci sono già Adriano e il
Pifferaio ad aspettarmi. Due svizzeri sono entrati in acqua poco prima del mio
arrivo e stanno facendo un giretto. Un gruppetto d’italiani sopraggiunge,
osserva la sorgente, si guarda intorno e cambia obiettivo. L’ingresso non è
molto ampio ma, accordandosi un poco, non ci sono problemi a gestire qualche
persona che va e viene. Alle 11.00 rimaniamo soli, così da poter seguire tutto
il programma previsto.
Il cielo è ingrigito da uno strato nuvoloso e quindi niente sudatone per
indossare la muta. Con le immersioni dei giorni precedenti, mi sono fotografato
nella memoria, tutti i passaggi e perciò guizzo sempre più veloce e preciso
nelle strettoie. Scattano tre minuti e sono già sotto la breccia, dove cambio la
bombola normossica con una ipossica che mi servirà per la progressione. Sono
concentrato sul lavoro da fare e mi accorgo a malapena di un’infiltrazione di
acqua dal collo che fortunatamente smette subito.
Rispetto agli anni precedenti ho perso qualche chilo per cui anche il mio collo
si è ristretto e il colletto è rimasto un po’ largo. Scendo nei passaggi a -40
m., ma quando in un punto mi metto verticale a testa in su, sento entrare acqua
nella solita gamba destra: rimpiango di non essere sceso a testa in giù, come le
altre volte. Non mi fermo per questo e la progressione è rapida anche perché in
molti posti, vado a tutto gas con il propulsore che rende a meraviglia.
Purtroppo la visibilità non é il massimo e le luci, seppur potenti, illuminano
bene solo fino a 5 m. Sosto per controllare la pressione delle bombole che
giacciono qui da ormai nove giorni: i nuovi Xstream Poseidon montati, non hanno
perso una bolla e tutto è perfetto. Vado a -110m, poi su a -97m dove c’é la
bombola che porterò con me. Me l’attacco velocemente e di nuovo giù verso la
parte più profonda della grotta; passo a -133m ma si potrebbe scendere fino a
-135m sul pavimento. Lo svolgisagola è lì, lo impugno e vado verso quello che
sembra una prosecuzione: una franata di massi enormi ostruisce la galleria.
Sbircio a malapena tra un paio di sassi e vedo un pertugio poco invitante; sono
a -115m e continuo passare in rassegna ogni rientranza finché mi sembra di
vedere una galleria verso cui mi dirigo ma, superando un restringimento e
avanzando di qualche metro, trovo tutto chiuso. Taglio il filo e ritorno
indietro nella sala-galleria, gironzolando un po’. Riattacco il filo e la
percorro ma ben presto mi accorgo di esserci già passato perché ritrovo il mio
filo . Il tempo scorre, la muta fa le bizze, la campana non è montata: eseguo
incursioni rapide per non accumulare troppa deco.
Basta! Rientro recuperando il maialino di emergenza e tre bombole da 20 L. La
deco inizia a -68m per un minuto e poi sempre più lunga fino alla fine
dell’immersione. Lascio un propulsore alla base del pozzo, Squark andrà a
recuperare le altre due bombole da 20L lasciate a -90 e -70m. Un po’ di deco in
compagnia e quando lui se ne va, io rimango solo con un po’ di sano rimpianto.
Arriva Adriano che mi rifocilla con thé fresco piacevole per le vesciche sulla
lingua. Mi alleggerisce del materiale diventato inutile e me ne sto lì con un
paio di bombole adatte alla quota. Beppe recupera le ultime carabattole e rimane
presente nelle fasi terminali della decompressione.
Conclusione di una lunga spedizione iniziata al Gorgazzo, continuata alle grotte
di Oliero nel sifone dei Veci, poi ai Siori, di nuovo al Gorgazzo e infine ai
Fontanazzi.
La natura e il tempo meteorologico mi hanno remato contro: Gorgazzo in piena,
Oliero e il miraggio del terzo sifone, i Siori senza filo, l’Elefante torbido,
mi hanno continuamente dato l’altolà. Ai Fontanazzi, la parte nuova
dell’esplorazione è di 15 m. ma, se sommo le distanze percorse, posso dire che
in questa spedizione, ho perlustrato in totale oltre 7000m di gallerie solo
andata, ma questo per me è trascurabile. Sicuramente ci sono molti lati
positivi: in primis, gli amici nuovi rivelatisi in queste settimane e fra loro
qualcuno con potenzialità eccellenti, altri con giusto spirito collaborativo.
Con loro, il futuro prossimo è roseo. Qualche vecchio compagno, recuperato dopo
un paio di anni di vuoto dalle grandi esplorazioni.
Sono soddisfatto che la tecnica dei tempi precedenti mi sia ritornata
velocemente famigliare, e ribadisco che l’esperienza è basilare in questa
attività come del resto, in molte altre attività o sport. La testa è diventata
più forte e consapevole di prima e questo mi rende orgoglioso. Mi ero un po’
distratto dedicandomi a sport diversi per vivere altri stimoli. Gli stimoli che
provo sott’acqua all’interno delle grotte, quando c’è un’esplorazione da
provare, sono ancora solidi, ancora più solidi. Eccomi pronto per nuove sfide,
nuovi obbiettivi, per scoprire la bellezza intatta di quelle grotte mai percorse
da nessuno.
La
prosecuzione è qui...
...e
questo è il profilo dell'immersione: