GROTTE DI OLIERO 2000
Cogol dei Siori
"IL RICHIAMO DEL PROTEO"
NOTE SULLA GROTTA
Il complesso delle sorgenti di Oliero si
trova in provincia di Vicenza precisamente nel Comune di Valstagna. Vi si
accede percorrendo la Valbrenta passando da Bassano del Grappa in direzione
Trento fino a raggiungere l'omonimo paese di Oliero. Da oltre dieci anni attorno
alle sorgenti di Oliero si sviluppa un parco naturale visitabile nel periodo
primavera estate autunno. Le sorgenti di Oliero sono due e sono distanti circa
centocinquanta metri una dall'altra. Una viene chiamata Cogol dei Siori o Grotta
Parolini e l'altra viene chiamata Cogol dei Veci o Grotta Cecilia di Baone.
Esse sono il tratto terminale di un esteso sistema con la zona di assorbimento
del sovrastante altopiano carsico di Asiago. Queste due sorgenti sono tra le più
grosse in Italia sia come portata d'acqua che per le dimensioni, basti
pensare che nei periodi di piena il Cogol dei Siori ha una portata di 40mc/s e
il Cogol dei Veci di 100mc/s. In condizioni di magra il Cogol dei Siori ha una
portata di 0,80mc/s mentre il Cogol dei Veci ha una portata di 1,30mc/s.
Il Cogol dei Siori fu oggetto di studi a
partire dal 1822 da parte di Parolini ( scienziato - biologo ) che creò un orto
botanico trapiantando la flora principale della valle del Brenta e che trasferì
nella sorgente nel 1830 il Proteo un'invertebrato ipogeo completamente
depigmentato e cieco, originario delle Grotte di Postumia. Fortunatamente le
condizioni esistenti all'interno di queste sorgenti si rivelarono ideali e con
un po' di fortuna, è tuttora possibile vedere il Proteo durante le immersioni.
Il Cogol dei Siori diventò turistico nel
1832, e fu una delle prime grotte aperte al pubblico in Italia : attualmente si
viene trasportati con una barca sul laghetto interno, dopo di che si continua a
piedi visitando un breve tratto di grotta.
STORIA DELLE ESPLORAZIONI:
Le esplorazioni speleosubacquee del Covol
dei Siori vengono iniziate nel 1960 ad opera del Circolo Idrologico Speleologico
Friulano e del Gruppo Grotte Club Alpino Italiano Mestre che effettuano una
serie di immersioni scendendo sul fondo del lago interno ( circa -12m ). Alla
fine degli anni settanta il Gruppo C.O.V.A.S. del Club Alpino Italiano di Verona
esplora la galleria fino a 450m dall'ingresso raggiungendo la profondità di
-50m. Le esplorazioni vengono poi riprese nell'estate 1988 dalla coppia formata
da Luigi Casati (Gruppo Speleologico Lecchese C.A.I. Lecco) e da J..J.Bolanz
(Spéléo Club de la Vallée de Joux della Société Suisse de Spéléologie ).
Quest'ultimo raggiunge i 620m dall'ingresso
scendendo ad una profondità di -55m. Si ritopografano i primi 250m di galleria.
L'esplorazione è difficile a causa della forte corrente presente al momento
nella galleria. I due tornano a febbraio 1989 (caratterizzata da un freddo
polare) e in una prima esplorazione Luigi Casati raggiunge i 710m dall'ingresso
procedendo solo con la spinta delle pinne. A questa prima esplorazione segue
quella di J. J. Bolanz che, con l'ausilio di un maialino o scooter subacqueo,
arriva fino a 870m dall'ingresso ed alla profondità di -63m.
Essi ricominciano a settembre 1990 e
continuano per altri 110m (980m totali). Topografano oltre 700m di galleria; la
temperatura dell'acqua è di 8° e i tempi di permanenza per queste immersioni si
aggirano attorno alle 5h.
I tentativi effettuati nel 1992 - 1993 -
1995 sono senza risultati a causa delle avverse condizioni atmosferiche : troppo
caldo nei periodi invernali e troppo piovoso nei periodi estivi.
Nel 1998, Luigi Casati, sempre sostenuto da
J.J.Bolanz, raggiunge i 1100m di sviluppo riemergendo all'interno della montagna
in una frattura: impossibile arrampicarsi fuori dall'acqua poiché le pareti
sono lisce e verticali non danno modo di appoggiare da nessuna parte il
materiale: tuttavia le dimensioni sono notevoli: larghezza 5m, lunghezza una
ventina di metri altrettanto l'altezza; con i fari non si riesce a vedere oltre
anche perché la parete in alto è inclinata. Non si notano arrivi d'acqua
significativi per cui si dovrà cercare altrove la prosecuzione. Forse, come
Luigi ha già notato, a circa 900m dall'ingresso sul lato sinistro della
galleria.
Nel 1999 un'improvvisa piena invernale fa
fallire un tentativo appena iniziato: la visibilità si riduce a 2m con una
corrente fortissima.
ESPLORAZIONI OLIERO 2000
Primo appuntamento:
Per Luigi e J.Jacques, Oliero è una spina nel fianco. Ciò che hanno visto fino a
quel momento è pieno di promesse ma il tempo metereologico e gli impegni della
vita si sono adoperati per mettere loro i bastoni fra le ruote o, forse è meglio
dire fra le pinne: la costanza e l'impegno premieranno prima o poi? Un po' di
telefonate fra loro e fra amici collaboratori e ci si mette d'accordo per
riprovarci.
Nei primi giorni di gennaio ecco il gruppo
davanti alla sorgente dare l'avvio ai lavori: ogni volta che intercorre un certo
periodo fra una esplorazione e l'altra bisogna rivedere tutto quasi da capo per
ripristinare la situazione precedente: per esempio occorre mettere un nuovo filo
d'Arianna ripulendo le zone più pericolose da vecchi fili abbandonati. Nel
nostro caso con quattro giorni di lavoro si ripristinano le condizioni di
percorribilità dei primi 700m di galleria. Viene anche posizionata la campana
per la decompressione a -6m di profondità.
Ma i giorni a disposizione finiscono, si
sospendono i lavori e tutti a casa.
Secondo appuntamento:
Il gruppo si ritrova il 15 gennaio. Luigi stende il filo fino a 900m
dall'ingresso mentre gli altri a turno si occupano di portare e posizionare,
secondo il programma stabilito, le bombole di soccorso e le bombole relè che
serviranno per la progressione esplorativa. Sarà colpa dell'influenza stagionale
che sparge microbi a piene mani, sarà che il lunedì deciso per il primo
tentativo di continuazione è il 17esimo giorno del mese, ma Luigi è messo K.O.
da un attacco di febbre. Una delle preoccupazioni incombenti è che, nonostante
la stagione fredda, possa verificarsi un rialzo delle temperature con
conseguente scioglimento della neve in quota, aumento della corrente e
diminuzione della visibilità. Per fortuna, dopo aver messo a segno un
bombardamento di vitamina C e un'aspirina, mercoledì Luigi è di nuovo in piedi
pronto a dispiegare le ali o meglio le pinne.
Nella sorgente ci sono già pronte due
bombole relé da 20l e Luigi il giorno 19 parte con tre bombole da 20l sulla
schiena. Per i primi 160m., dove la corrente è più forte nonostante le
dimensioni della galleria siano 7-8m di larghezza per 3-4m di altezza, egli
preferisce avanzare usando il maialino.
Più avanti la morfologia cambia e la
sezione prende la forma di un laminatoio lungo 20m, largo 10 -12m ed alto al
massimo 1m. Meno male che l'acqua trova il passaggio anche attraverso altre
gallerie laterali più o meno piccole per cui la corrente non si intensifica non
dovendo sottostare al ben conosciuto e malaugurato effetto Venturi. Finito il
laminatoio la galleria diventa molto più ampia, la corrente logicamente quasi
impercettibile: a spanne, per quel poco che si riesce a scrutare con la luce dei
fari, è possibile intuire che le dimensioni raggiungono i 20m di larghezza per 7
di altezza. Si può fare! di nuovo a cavallo del maialino e via. Respirando dai
due relè Luigi raggiunge i 900m dall'ingresso: comincia finalmente il percorso a
lui ignoto. Dall'inizio dell'immersione sono passati 30': il maialino viene
abbandonato, il nuovo filo attaccato al vecchio e, a forza di pinne, inizia la
progressione. I tre venti litri sulla schiena, per dir la verità, sono
intrinsecamente un po' ingombranti, poco idrodinamici, e non permettono di
avanzare velocemente. La velocità di progressione è rallentata inoltre dalla
visibilità di 5m che in gallerie così ampie rende problematico l'intuizione del
percorso lineare più breve.
Dopo altri 20 minuti il filo svolto indica
che si è arrivati a 1245m dall'ingresso a -47m di profondità . La quantità di
gas disponibile per la progressione è esaurita deve rientrare. Il ritorno è
ovviamente più rapido la corrente lo aiuta, non deve trovare la via e non deve
ancorare il filo.
Arriva alla prima tappa di decompressione
dopo 1h20' dall'inizio dell'immersione: che finisce dopo 6h.
Dire che Luigi e tutta la combricola sono
soddisfatti è scontato, ma "accontentarsi", per il momento, è una parola
straniera. Rimangono ancora alcuni giorni a disposizione : di nuovo si
ricominciano i preparativi per la prossima immersione di punta.
Il tempo continua ad essere bello anche se
il sole, in questa valle orientata lungo l' asse nord-sud, arriva a brillarvi a
malapena per poche ore al giorno e mai, all'ingresso della grotta. Al freddo
terribile che ti fa congelare l'acqua sulle mute, hanno posto rimedio gli
speleologi del Gruppo Grotte Giara Modon innalzando due tende da campeggio sul
posto, delle quali una con una stufetta per cambiarsi al calduccio.
Jean Jacques, il padrino spirituale della
formazione speleosubacquea di Luigi, irriducibile sessantenne, si impegna nello
scomodo trasporto di due bombole ed di un acquazep fino a 1000m dall'ingresso:
visto che la profondità media è di 50m, usa, per respirare, la cosidetta
giclette (aria con percentuale massima di elio del 20%).
La nuova progressione si prospetta più
veloce poiché basta seguire il filo già sistemato.
Venerdì 21 Luigi ricomincia l'esplorazione
con tre venti litri sulle spalle: superato il solito laminatoio, raccoglie due
venti litri supplementari predisposti in quel punto, e se li aggancia addosso .
Raggiunge il materiale lasciato da Jean Jacques, cambia le bombole relé,
cambia maialino. A 1245m abbandonando un relé, riesce ad avanzare più
velocemente. Dopo un centinaio di metri si ritrova in una sala così ampia da
costringerlo ad allontanarsi dalla parete prima seguita: il fondo è liscio,
inciso da scallops, neanche un sasso; gli sembra di scendere. Depone lo scooter
e continua pinneggiando.
L'impressione o, forse, la speranza di
scendere, svanisce poiché la profondità non va oltre i -48m anzi, dopo una
decina di metri, Luigi si
ritrova in una galleria larga 10m e alta 5m. in leggera salita. A 1680m di
distanza dall'ingresso, ad una profondità di -27m, i 400m di filo dello
svolgisagola principale finiscono: basta! fine della pinneggiata! Bisogna
tornare indietro! Veramente lui non aveva previsto di poter avanzare così
tanto. Quando riemerge sono trascorse 6h30'. Entusiasmo e gratificazione per
tutti ma anche stavolta, per tutti,la "vacanza" è agli sgoccioli: sabato e
domenica sono impiegati per recuperare il materiale all'interno della grotta
tranne la campana. Se le condizioni si manterranno, il nuovo appuntamento è
previsto per una delle prossime settimane in febbraio.
Terzo appuntamento:
Dalle premesse, l'anno 2000 sembra benigno verso questi speleosub così
volonterosi. Le condizioni meteo rimangono soddisfacenti ed il 5 febbraio il
gruppo è ancora lì: riprendono le esplorazioni.
Tre giorni per preparare nuovamente le
bombole per la decompressione (a -35m, 300m dall'ingresso), i relè per la
progressione, le bombole di soccorso, i maialini di progressione e di soccorso.
Ogni volta che l'obiettivo è puntato più
lontano, si devono rivedere i parametri dell'immersione sia per il tratto già
percorso e conosciuto, sia per il tratto a scatola chiusa, che si intende
percorrere.
La decisione del numero e del
posizionamento delle bombole, delle miscele da usare, è affidata alle conoscenze
acquisite e sperimentate durante gli anni.
Ciononostante la marcia in più delle scelte
è affidata alla previsione dell'imprevedibile e ciò non è assolutamente
quantificabile.
Fra Jean Jacques e Luigi lo scambio dei
pareri sembra quasi un complotto: li osservi continuamente lì, insieme, a
consultarsi, a misurare, a controllare, faccia a faccia: una pentola di fagioli
ribolliti per due.
Mercoledì 9 Luigi inizia: questa volta è
previsto l'uso di 7 bombole da 20l; nei relè la miscela è composta dal 20% di
ossigeno, il 35% di elio e il 45% di azoto. Sulla schiena, due bombole con la
stessa miscela più una con il 40% di ossigeno: se la grotta risalisse servirebbe
per la decompressione. A 1000m giù il maialino grosso, si attacca a quello
piccolo, e respirando dai relè arriva alla tappa precedente cioè a 1680m; da qui
la nuova esplorazione inizia con le pinne.
La galleria continua sempre con generose
dimensioni, a tratti si incontrano dei massi di crollo che riposano sul fondo.
La galleria curva secca a sinistra e a destra, diverse volte. La profondità
varia tra i -15m ed i -20m, i consumi di gas sono ridotti, si può stendere tutto
il filo dello svolgisagola principale. Anche stavolta il filo finisce e con 480m
di nuovo percorso siamo a 2160m di distanza, profondità -15m. e la galleria
termina con un T (possibilità di andare a destra e a sinistra ). Addio! bisogna
per forza di cose ritornare alla luce, all'aria, agli amici. Il rientro è quasi
rilassante; a 2000m dall'ingresso ecco due protei sonnacchiosi, una stretta di
zampa e ciao. Ora il conto è alla rovescia: fino a 1680m la visibilità è di 3m.
Il materiale prima abbandonato viene raccolto: a cavallo di un maiale, il
secondo maiale attaccato dietro, di fianco ancora tre bombole da 20l.
Divertente! come guidare un camion a rimorchio! Certo che manovrare il maiale
grosso con il rimorchio, 5m di lunghezza totale, non è facile: occorre
bilanciale bene il carico e anticipare le curve , prevedere l'assetto per le
discese e le salite.
Dopo 2h finalmente comincia la
decompressione: totale 7h, due delle quali in vetrina dentro la campana
trasparente a rosicchiare barrette energetiche.
Il morale è alle stelle, tutti sono
disposti a sobbarcarsi nuovo lavoro, perché quindi non provarci un'ultima volta?
Il tentativo è per sabato.
Si ripresentano gli interrogativi per la preparazione e di nuovo J.Jacques e
Luigi si riuniscono nella loro pentola a ribollire. Sulla schiena decidono per
una bombola con miscela per gli eventuali passaggi profondi, più due bombole per
la decompressione: anche se la galleria raggiungesse la superficie come sperano,
la limitazione che si impongono è di non risalire oltre i-9m. Il giovedì e
venerdì servono all'équipe per riposizionare bombole per la decompressione ed il
soccorso. Il compito di J.Jacques è portare un maiale di soccorso a 700m, un
maiale per la progressione e due bombole da 20l a 1250m. Purtroppo nella seconda
immersione il venerdì, J.Jacques non riesce a raggiungere i 1250m e si ferma a
900m.: problemi di assetto del carico.
La notte del venerdì Luigi un po' dorme, un
po' ripassa le manovre, rivede i passaggi chiave, valuta gli handicaps,
fantastica sulla prosecuzione.
Sabato mattina, si controlla la
suddivisione dei compiti che sarà poi continuamente supervisionata da J.Jacques:
la riunione si tiene attorno ai tavolini di un bar scelto in primo luogo per
poter gustare una ricca colazione. Risate a bocca piena e pensieri "profondi".
Alle 9,30 gli ultimi preparativi: Luigi
collega le batterie alle luci sul casco, prepara il grosso maiale che viene
subito portato da uno speleosub dall'altra parte del laminatoio, prepara un
litro di acqua con integratori che sorseggerà nella sosta in campana; le
batterie, che servono per alimentare il giubbetto elettrico sotto la muta per
scaldarsi, sono cariche.
Come abbastanza spesso gli avviene prima di
intraprendere un'immersione impegnativa, sia per raggiungere una maggiore
concentrazione, sia perché la libertà di respirare aria fresca senza problemi
diventerà fra breve un dolce ricordo, Luigi tergiversa, bighellonando qua e la,
poi si decide, si prepara e parte. Supera il laminatoio, si attacca due bombole
da 20l e due svolgisagola contenenti 280m di filo ciascuno. Sale sul maialino
ma non riesce a equilibrarsi e piomba sul fondo. E' costretto a riportarsi a
mezz'acqua, risale: stavolta tutto bene. Arriva a 700m, si ferma per lasciare il
primo relè, e nota di aver consumato aria più del previsto; comunque non c'è da
preoccuparsi poiché due bombole di soccorso sono dislocate sulla strada del
ritorno. Purtroppo quando sta per ripartire, non ci riesce: la sgradevole
sensazione di essere prigioniero bloccato al grosso maiale di tre metri adagiato
pigramente sul fondo si evidenzia quando si accorge che la barra che serve per
sedersi si è infilata tra la cintura delle bombole e lo svolgisagola di
soccorso: due minuti occorrono per risolvere il problema. Riparte, ma i pensieri
negativi affiorano e l'idea di rinunciare prende forza. L'attimo di défaillance
sfuma dopo aver constatato che i margini di sicurezza per continuare
l'immersione sono immutati. La volontà di portare a termine l'esplorazione
riprende tutta la sua forza.
Raggiunge il punto dove sono collocati il secondo maiale e i due ultimi 20l.
Lascia il secondo relè, prende i due 20lt.
si aggancia il maialino. Dapprima non riesce a stabilizzarlo orizzontalmente:
c'è troppo peso dietro. Si ferma nella prima zona con il fondo piatto, dove è
possibile appoggiare comodamente i maialini. Cambia la posizione, riparte, ma
niente da fare. Dopo pochi metri di progressione difficoltosa, riflettendo,
visto che, la sola differenza sul maialino rispetto alle altre volte è un faro
da 100w montato esternamente per illuminare la galleria, prova a levarlo: ora sì
che va tutto bene.
Di nuovo l'ombra del desiderio della
rinuncia gli indebolisce la volontà. Risolto il problema la rivalutazione del
problema è positiva, le attrezzature funzionano bene, il tempo perso non è
molto. Si può continuare. A 1350m lascia il terzo relè, a 1550m lascia il maiale
grosso e continua sul piccolo. A 1700m lascia l'ultimo relè. Raggiunge i 2160m
dopo 70'. Questa era la fine della punta precedente: il bivio è lì, ora si
tratta di scegliere la giusta direzione: lascia il maialino e inizia a
pinneggiare verso destra ma nonostante la grandezza, la galleria chiude dopo
pochi metri su una montagna d'argilla. Torna indietro e prova a sinistra.
Stavolta la scelta si rivela esatta: dopo una decina di metri percorsi in una
galleria di 4m di larghezza per 6 di altezza ecco un'altra bellissima galleria
( 10 X 3 ) segnata dall'erosione. Avanza con le pinne sempre più incantato e
curioso. Risale fino a -12m per poi scendere a -15m serpeggiando ora a destra
ora a sinistra con curve di oltre 90°. Sul pavimento non ci sono molti sassi di
crollo ma riesce ad attaccare il filo a spuntoni delle rocce erose. Dopo 2528m
di progressione, finisce la programmata riserva di gas sulla schiena: sono
passati in tutto 90'.
Sapere di essere a più di un'ora
dall'ingresso fa un certo effetto poiché qui ogni piccolo imprevisto può
diventare un ostacolo difficile da superare.
Non solo ma la parte più complicata
inizierà quando al ritorno, dovrà addobbarsi come un albero di Natale
agganciando il materiale dietro al grosso maiale ed ancora percorrere quei 1550m
di grotta di cui ormai conosce gli insidiosi dislivelli, e dove rimasugli di
vecchi fili abbandonati possono ghermirlo impigliandosi dietro di lui.
Finalmente arriva al maialino e tira il primo sospiro di sollievo, anche se la
visibilità di 3m limita la velocità. Recupera la bombola relè, raggiunge il
maiale grosso e inizia ad attaccare il resto del materiale dietro. Per rendere
neutro il carico composto dal maialino più 3 bombole da 20l, attacca anche i due
svolgisagola e il faro da 100W.
Ormai, oltre al resto, il suo abbigliamento
finale è costituito da 4 bombole da 20l, maschera e svolgisagola di soccorso: in
totale questa collezione fuori dall'acqua peserà oltre 500kg..
La decompressione inizia dopo 160'. Gli
amici speleosub di appoggio si alternano per controllare che tutto funzioni
bene: una visita ogni 30-40'.
Le notizie le scrive sulla tavoletta, il
tempo trascorre lentamente, tuttavia scorre, e finalmente può ritornar "a
riveder le stelle".
Sono passate 7h e40'.
Ringraziamenti:
Al Comune di Valstagna che ci ha gentilmente fornito i permessi per
immergerci nella sorgente
Alla UTENGAS di Gorle (BG) che ci ha fornito i gas ( Elio Ossigeno )
Lo scooter e altri lavori di torneria sono stati elaborati e migliorati
dalla ditta TECNOSINT srl di Pieve di Soligo (TV)
A Ennio Lazzarotto che ci ha ospitato in casa per tutto il periodo
Partecipanti:
Svizzera: Jean Jacques Bolanz, Marianne Hirt, Jean Pierre Schoner, Zdenek Zenkak
Italia: Alberto Bellot, Gianluca Bertoni, Antonio Bresciani, Claudio Carnello,
Alberto Cavedon, Michele Cerro, Giovanni Contessa, Ennio Lazzarotto, Gualtiero
Naibo, Alessandro Orlandi, Massimo Sala, Antonio Secco, Marco Sponga, Robert
Pontarollo, Vigili del Fuoco di Vicenza Nucleo Sommozzatori.
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