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Isola di SAMAR (Filippine) 2011
28 Marzo 976kg di materiale stipati in 15 casse, sono stati spediti via aerea ad inizio
settimana e ci aspettano a Manila. 29 Marzo Manila, stanza 225 del Malate Pensionne, giovedì ore 10:30 (4:30 in Italia). Eccomi qua, seduto nel rombo gelido del condizionatore a
cercare tasti troppo piccoli per il mio nervosismo. A fianco russa Gigi in
versione Gesù Cristo sopravissuto come me al karaoke di stanotte, ultimo atto
della giornataccia di ieri. Il volo è stato sopportabilissimo (tranne per il filippino
che sorrideva sconcertato quando ha scoperto di essere a fianco del Gatto) e lo
scalo a Dubai, tra grattacieli e contrasti, ha offerto l’occasione di conoscere
Gabriel. Cuoco di Singapore ma ancor prima personaggio da 8 lingue e famiglia da
ex moglie italiana. Ottima la sua bottiglia di vino francese! Ieri vi dicevo giornatona infinita e difficile. Difficile
perché ancora dalle sorti incerte. Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it In Aeroporto a Manila Bombole da imballare Tre simpatiche canaglie Arrivo in albergo Osmund sfoglia una delle innumerevoli e-mail La bella... ...e la bestia! Con Tweet ordinando l'ossigeno Il "pusher" di Pop-Corn
2 Aprile Manila, hall del Malate Pensionne, sabato 2 Aprile ore 8:30 (14:30 in Italia) Per me e Gigi ieri e l’altro ieri sono state due giornate
da dimenticare: spese nella vana speranza di non perdere il week-end, altri tre
preziosi giorni. Ma cosa potevamo aspettarci dopo un prologo malaugurante
agitato dal forte terremoto su Luzon della scorsa settimana, dalla radioattività
del Giappone e dall’alluvione su Tacloban? Un ravanamento inguinale è d’obbligo
anche mentre scrivo… Dal gruppo di Calbiga (a cui il 1 Aprile si è aggiunto Jean
Paul mentre Tristan arriverà domani) per fortuna qualche buona notizia che
esorcizza un tempo ancora brutto tempo con fiumi in piena da far paura. La casa
che il sindaco ci ha concesso in uso come campo base è comodissima. Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it Binondo Church Cattedrale in Intramuros Centri Commerciali di Makati Con la bombola di ossigeno nella Matiz Delfino sofferente di prostata Il chiosco segreto Il fascino italiano Il Pasay River China-Town Jeepney tuning 8 cilindri in vista Mais alla brace, traffico e tricicli Makati non smette di crescere Sindrome di Peter-Pan Una delle porte della China-Town Uno dei canali mefitici di Ongpin Street
3 Aprile Quezon City (Metro Manila), Casa Orlanes, domenica 3 Aprile ore 23:30 (17:30 in Italia) Ieri giorno di cambiamenti: sbaracchiamo
dall’hotel per andare a casa di Osmundo. La figlia Tweet viene a prelevarci a
mezzogiorno con la sua “magic car”: la solita Matiz microscopica dentro la quale
riusciamo ad infilare 6 sacconi da 140 litri di volume pieni zeppi e 3 zaini. Nel mentre riceviamo nuove notizie dal
fronte Calbiga dove i nostri compagni di spedizione si apprestano a partire per
il paese di Pinabacdao, per poi arrivare presso il piccolo villaggio di Canlobo
posto a 5 ore di cammino. Da qui ancora 3 ore per arrivare a quella che sempre
più pare essere una grotta ciclopica. Raggiunta la casa di Osmundo siamo accolti
con un’ospitalità d’altri tempi. Con stupore troviamo nel salotto di casa tutti
i nostri sacchi: insistiamo per metterli fuori ma alla fine rimangono ammassati
tra tavoli intarsiati e poltrone imbottite. La serata continua in un piccolo karaoke
bar ormai sulla via di casa. Siamo ospiti del proprietario, un sub americano di
primo pelo che vive qui a Manila. Una birra tira l’altra (troppe…) e pure
portate di calamari e anelli di cipolla fritti: come per sortilegio ci
ritroviamo a scegliere canzoni da cantare. La domenica scorre veloce. Sveglia a
mezzogiorno con tavolo imbandito a festa mentre nel pomeriggio siamo precettati
per assistere ad un balletto al sontuosissimo Meralco Theater. Praticamente un
saggio delle scuole di danza di Manila… Più di due ore trascorse nel buio gelido
del locale: tra un fugace sonnellino e l’altro possiamo assistere ad esibizioni
degne di nota, ad aritmici incroci di futuri ballerini ed alla nobile rigidità
dei movimenti delle loro nonne… Report di Gigi Gheisa Casati da www.ggb.it Con Omar e Tweet Gigi sul palco Wash-Machine Al tavolo Sushi-bar Meralco Theatre
6 Aprile Ancora a Quezon City (Metro Manila), Casa Orlanes, mercoledì 6 Aprile 2011 ore 23:38 (ore 5:38 in Italia) E’tutto talmente assurdo che ormai va
preso come una barzelletta: ieri, dopo aver ricevuto la taumaturgica firma,
l’iter delle scartoffie che aspettavamo dalla dogana è tornato all’ufficio
finanza perché c’era una lettera “A” al posto di una “L”! Daccapo? Non e’
possibile! Siccome la sfiga ci vede benissimo nel
mentre riceviamo pure la telefonata da Davide e Guido di ritorno a Calbiga da
una tre giorni di fuoco: hanno camminato 24 ore in 3 giorni su terreno
difficilissimo ma purtroppo la Mama Cave non era transitabile visto che, da buon
inghiottitoio attivo in piena, si succhiava circa 3 metri cubi al secondo. I
gnari sono riusciti comunque a trovare altre due grotte, una fossile molto
grande e una attiva piuttosto pericolosa dove, con una bella bevuta in corrente
(te l’avevo detto io!), è stata celebrato il battesimo di Davide. Nonché la sua
entrata ufficiale nel gruppo degli Abbagnale: ha celebrato la funzione il membro
anziano e pluridecorato Guido Rossi… Da fatalisti intanto prepariamo il van di
Jomar che da mezzogiorno di domani starà in stand-by in caso d’intervento
soprannaturale: cambio olio e gomme usate, ovviamente. Giusto quel che serve per
spararsi i 920 km di gimkana che ci separano da Samar. Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it Aspettando una firma La legge punisce la corruzione Se lo sapevamo prima
8 Aprile Manila, Bureau of Customs, venerdi’ 8 Aprile ore 21:00 (le 15 in Italia) Ce l’abbiamo fatta! Mi rendo conto di
avervi tediato ma fatemelo almeno urlare come fosse il risultato della
spedizione! Si parte! Siamo distrutti da una punta allucinante passata tra uffici fantozziani al ritmo del solito flemmatico “pilipino time”. Stamattina alla dogana tutto bene, appostati ad aliatare sul collo a giovani portaborse e anziane troppo scafate. Era da film: immaginatevi uno squallido open space beige, gelato dai condizionatore, dove 60 figuranti si massaggiano i piedi, fissano nel vuoto con gli occhiali da sole, mangiano o improvvisano banchetti di uova e sacchetti di riso, oppure dormono con l’asciugamano in testa! Almeno ci passa, pensiamo… Poi nel pomeriggio ahia: finalone in
salita tipo tappa dolomitica. Da ore fremiamo per l’ennesima firma poi,
all’avvicinarsi all’orario di chiusura degli uffici che corrisponde a perdere
un’altro giorno, non c’ho piu’ visto. All’Ups poi hanno capito che il giochino
era pericoloso e hanno mollato… A Calbiga giorno di riposo speso tra Tacloban e la sorgente di Baguio mentre domani son almeno 2 i gruppi che faranno sopralluoghi a sifoni, prossimi obbiettivi. Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it PS: Le foto non ce le hanno fatte fare!
9 Aprile Calbiga (Samar), sabato 9 Aprile 2011 ore 17: 30 (ore 11:30 in Italia) In piedi a bordo strada al buio stellato. Una gomma distrutta del furgone per respirare il verde della foresta a pieni polmoni sciogliendo ogni tensione. Ci siamo, pochi chilometri e ci siamo davvero. Adesso ci siamo tutti con tutto qui al nuovo campo base che almeno a noi pare fantastico. Bello riabbracciare tutti, bello sentire le cazzate del Gatto ormai aspirante sindaco, inciampare in una tonnellata di bombole e materiale che spero valgano un matematico esaurimento nervoso. Io e Gigi siamo arrivati ieri sera appena dopo il furgone dei materiali, il Lillo oggi. Non mi pare vero: ora siamo la spedizione che tutti avevamo sperato. E il tempo pare essere dalla nostra parte anche se le condizioni tarderanno ancora a venire: pensate che oggi la squadra che è andata a Langun ha dovuto nuotare! Stamattina si sono uniti anche Joni e i tolonesi Marcel e compagna, coppia ormai veterana di 11 spedizioni da queste parti che ci terrà compagnia per qualche giorno. Così senza farci scappare nemmeno un minuto scappa la prima punta: Il mitico Gatto strappa la moto ad uno dei drivers e altro che test ammortizzatori! Seguono Rok, Maria, Davide, Tristan e Jean Paul con la mission di un sopralluogo a Palaspas, inghiottitoio a monte del sistema Borabot-Ludi bito-Camparina ovviamente girando qualche immagine. A casa invece, nel nostro disco-salotto prepariamo il materiale per le immersioni di domani dissepolto dalle bibliche casse. Il Bauer di Marc parte al volo ridandogli il sorriso. La cosa più bella della giornata? Adesso tre bambini seduti al cancello stanno guardando scorrere il filo d’arianna cantando “mariposa eh eh” ad ogni passaggio del nastro dei 5 metri. Ciao a tutti voi Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it Seconda sorgente di Balogo Benzinaio Campo in foresta a 4 ore da Canlobo Carabao al lavoro Come trasformare una casa in un magazzino speleo In bancas verso la sorgente di Balogo Inghiottitoio sotto Maanghit Cave La sorgente di Calidungan in piena Langun completamente allagata L'inghiottitoio di Palaspas Lucertolone Maanghit Cave Marc felice di rivedere il suo compressore MotoGatto Palaspas Pipistrelli a Langun Cave Porters Stalagmiti enormi a Langun
11 Aprile Isa’s House base camp, Calbiga, lunedì 11 Aprile ore 10:50 (ore 4:50 in Italia) Ieri giornata campale per due squadre che
hanno dovuto arrendersi allo stesso problema: sifoni a valle con corrente
troppo forte. Noi con Gigi e Jean Paul attraverso
Gobingob siamo arrivati a Langun trovandolo ancora parzialmente allagato. La
portata di circa 300 l/sec, non colando nello stretto pozzetto d’accesso,
lasciava ben sperare ma una volta sul fiume principale, gli stessi 3 metri cubi
più affluenti vari che l’altra squadra stava affrontando 3 km più a monte, ci si
è resi conto che la massa d’acqua era preoccupante. Un ramo magnifico comunque quello di Langun a valle, percorso in splendida compagnia anche dei locali tra cui il giovanissimo Albin (battezzato a Camparina Cave nel 2009 con 20 ore di punta) e un amico porter rigorosamente scalzo. Rientro verso le 20 a Panayoran ovviamente sotto una fastidiosa pioggerellina e solo dopo aver incontrato il secondo cobra della giornata… Oggi giornata di preparativi, cambio
dollari e contatti vari per partire domani con un piano alternativo in attesa di
condizioni migliori: Guido ritornerà con un Joni e un bel gruppo alla volta di
Canlobo per ritrovare la mitica Mama Cave con un campo in foresta di 4-5 giorni.
Io, Gigi, Marc ed il Gatto punteremo invece su obiettivi acquatici che
rinfranchino lo spirito anfibio dei nostri sub troppo all’asciutto per i loro
gusti… Ben 6 le grosse sorgenti da vedere con la fortuna di muoversi sulle
tracce di un paio di sub, uno statunitense e l’altro tedesco che hanno fatto
varie interessanti prospezioni in zona. Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it PS Ma scrivo solo io? Finalmente, direte voi, le impressioni di qualcun altro! Hello I`m Maria Tikka
from Russia! This is my first time in Philippines and I`m impressed so much! The
caves are so big and absolutely different then I usually saw. I was surprised so
many insets, bats and spiders inside the caves but the halls and galleries huge
and beautiful that doesn`t matter what are under your footJ! Ones more
unexpected were the temperature in the cave! It is 25°C!!! So warm!!! And you
don`t need to wear so much clothes as in usual caves in Europe! Just T-short and
trousers! Bat's shit Il carso di Calbiga Il muto, Albin ed un amicoi a piedi nudi Il P.60 nella dolina di Gobingob Langun Langun ancora mezzo allagato L'ordinatissima farmacia del dottor Rok Maria e Jpaul Passaggi allagati verso il fiume a Langun Preparazione dei sub al sifone a valle di Langun
12 Aprile Dalla sponda sinistra del Calbiga River vicino alla chiesa, martedì 12 Aprile ore 23:49 (le 17:49 in Italia) Vi scrivo seduto sugli stessi gradini di
17 anni fa. Alloggiavamo qua dietro io Aki e Guido. Ricordo l’infarto di un geko
da 40 cm mentre lavavo i panni alla prima spedizione extraeuropea. Arrivati alla barangay servirà anche l’ok
del captain poi via di pompboat sul Balogo River. Un attimo fa mi ha chiamato Lillo da
Canlobo: la gente è contentissima di rivederli e mi conferma che domani verranno
accompagnati alla mitica Mama Cave. Con loro proprio il cacciatore che meglio
conosce la zona. Che i chilometri siano con voi! A domani, ciao “gnari”! Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it Alla barangay di canlobo Bombole, verde, acqua e canoe Risalendo il Balogo River Ingresso in foresta a 3 ore da Canlobo Occhio alle mani Zona Canlobo, 4 ore di marcia solo per arrivare al villaggio Un rarissimo esemplare di Caecogobius Trippocalmus a 5cm dal caposaldo 16! Marc all'ingresso di Dimagbaha Spring Marc al sifone di Dimagbaha Spring
13 Aprile Calbiga Base Camp, mercoledì 13 Aprile 2011 ore 23:55 (ore 17:55 in Italia) Qui e’ Gordon che vi parla: oggi prova
speciale nel fango con furgoncino Vanette, l’ideale per il fuoristrada… Ma noi,
i magnifici 4 non molliamo nemmeno dopo la prima bucatura e rifacendo la
massicciata varie volte fino ad un punto impossibile. Da qui ci facciamo
trasportare in moto fino a Concorde da dove si proseguirà per le risorgenze. Report di Alex Gordon Gatti da www.ggb.it Ecco la situazione sorgenti: tutte
assolutamente in piena ma soprattutto tutte con visibilità zero. Aspettando le
condizioni di Langun-Gobingob in cui abbiamo lasciato i materiali, oggi abbiamo
completato questo tour delle sorgenti più interessanti lungo il corso della Taft:
dai magnifici “cenotes” di Concorde alla sorgente della Taft fino a Binaloan
ormai a due passi dalla costa orientale di Samar. Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it 30Km di enduro tra Concorde e Bagacay Alla bottega del riso La nostra merenda Lavorazione della copra L'ennesima foratura L'insettino che Pota aveva sulla schiena Merenda con pesce alla griglia Sorgente tipo cenote lungo la Taft
14 Aprile Calbiga Base Camp, giovedì 14 Aprile 2011 ore
22:27 (16:27 in Italia) Per me, Gigi e il Gatto invece giornata di
pioggerellina dedicata alle riprese in zona delle spettacolari Lulugayan Falls,
tra il vapore di 50 metri cubi e la follia omicida del Gatto che vorrebbe
vederci inghiottiti dai flutti per esigenze di copione… A Calbiga cena pantagruelica costruita
comprando il pesce al mercato e consegnandolo alla ristoratrice di turno che
aveva già chiuso il locale per mancanza di cibo… Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it 40Kg di ginger sulle spalle Acquisti per il campo Calbiga River Calbiga River in piena, 50 metri cubi al secondo! "Camera-Gatto" alla Lulugayan Falls Campo in foresta Galleria 10x20 in zona Canlobo Il rituale del cocco La nostra cena Lulugayan Falls Mototaxi verso Calbiga Rapide del Calbiga River Riso ad essiccare per le strade di Calbiga
17 Aprile Calbiga Base Camp, domenica 17 Aprile 2011 ore 3:12 (ore 21:12 in Italia) Ieri per il gruppetto dei fantastici di Calbiga giornata di riprese lungo il fiume, dalla prima rapida dopo Otoc fino alla foce sul mare. Un bel racconto scritto lungo le rive, storia di gente ed acqua in simbiosi ma ho ancora le orecchie che piangono per il rumore della bancas… Oggi invece siamo tornati a Dimagbaha, una delle sorgenti di Balogo appartenenti ad un sistema parallelo a Langun dove un bravo e finalmente sorridente Marc, bussola alla mano per visibilità di 1 metro, è riuscito a trovare la prosecuzione oltre il limite americano-tedesco: è sceso a -19 a circa 150 metri lasciando la porta aperta a Gigi per domani. Belle ed angoscianti le riprese fatte con la Gopro montata sul casco! Come del resto bello ed angosciante il nostro operatore Gattone in slip e pinne… Incredibile, nelle ultime ore la pressione si è alzata brutalmente e la pioggerellina che cade nelle ore pomeridiane non da più nemmeno fastidio! Anche dalla foresta arrivano notizie positive malgrado la Mama Cave non sia saltata fuori: la squadra tornata alla grotta dove Davide nei primi giorni aveva provato a sorseggiarne l’attivo, ha rilevato circa 1 km di bellissime gallerie. Dopo due giorni di battute finalmente raggiungono anche la grande perdita di Antol (Mainoswagon, uno degli obbiettivi della spedizione) senza però superare i 100 metri: sifonaccio… Domani i ragazzi, senza Rok e Marija che sono rientrati, dovrebbero fare l’ultimo sforzo e raggiungere una grande grotta segnalata dai locali. Sempre abbiano ancora la pazienza di inseguire le loro labili indicazioni… Ma lasciamolo raccontare per bene da Rok di ritorno da questa full immersion in foresta: Just returned from the 2nd jungle three day trip. Again the main goal was our most wanted Mama cave. This time team members slightly changed: instead of Mark who had focused on diving in sumps saraunding, Calbiga Lillo and Tristan joined to the “forest” group, and of course Joni , who took the position of local speleo guide. His mate Dodo, very active and fit 65 years old retired school teacher, couldn t be present because of some mountain bike race somewhere in samar….so on Tuesday 12.4 we were again on the way Panasanan-Canlobo, this time at least half of the path night be considered almost Sunday afternoon easy stroll. Mud of previous trip disappeared?? Not exactly…Short rain and the rest of the road quickly transformed in the ditch like path as we were used from previous trip…slippery and muddy to the knee….well anyway walking time seemed pass faster, and again Canlobo welcomed us. After good sleep without disco music, which fulfilled our first night in first Canlobo trip. Next day jungle trip begun. We were all very keeny to find mitic Mama cave, but after all day hike only 150 m long cave with small outlet stream was our biggest discovery. Some of us had possibility to meet Mr.Ibingam alias cobra filippino, who usually greets visitors inside tropic caves, well in this ocasion the meeting was far away of the underground, in the field on the margin of forest. An isolated rock shelter became our camping site for first forest night , it revealed dry and quite comfortable . So new day arose and new hope for Mama cave. Again walking up and down, to the river of previous jungle trip. This time level of water was at least two times lower than previously. The sinkhole of the river, found on first trip was possible to descent, but again exploration finished quickly in the sump after only around 70m. So again hiking ,hiking, hiking up to the slopes and down to the valleys, and even most reliable Five ten shoes start to strike what some of us felt as more or less painfull blisters, mostly located on dr.”s feet, who was also most frequent user bandages and iod tincture. Instead of lunch time siesta ,we had sort of rain shower wet time out beneath the bush. In the end of 2nd day found ourselves again on the entrance of the first cave of first trip, where Davide had a chanse to taste unwillingly pure Filipino underground water. It was also time to set up camp. The only place available was muddy field in between two entrances of the same cave. Not to be enough, again rain and it looks like more pig party ground. Tristan and JP very quickly established their hamac quarter enough dry and confortable to rise a bit of envy in rest of us. But never the less with leaves, plants and big tent the rest of team had more or less dry and confortable shelter. Menu offered same combination of rise with tuna and dry mango for dessert for dinner, after that night caving trip with twice less water weak river stream and around 980m of surveyd and explored galleries. But this is not mama cave! Next morning two new local guides showed up who supposed to now the Mama cave, but they could n t find the entrance as well! So it will be a mistery cave, maybe one day solved with the help of Bulalacao…who nows? return to Canlobo was not so sad anyway..Nice, friendly and honest local people in remote village benath wonderfull night with sort of cloudy halo around full moon, tasted with bit of Generoso closed this 2nd Canlobo trip. Next day brif visit to Antol sinkhole which again showed up as less than 100m long cave. Here team split, Mariia, Joni and Rok returned to Calbiga, while other guys stood in Antol for another cave chek up, far in the forest. Members: Marija “La bella principessa”, Guido “il professore”, Joni “the Mama cave leader”, Jean Paul “JP”, Tristan “the tropic hiker” , Rok “dr.blister foot”, Davide “Mr.allegria”, Lillo “the tropic panzer” Report di Rok Stopar (alias Rocco Stoppaglio) da www.ggb.it Aquila delle Filippine Calbiga vista dal fiume Il campo tra Canlobo e Antol Il carso di Canlobo Fast-food in foresta Grand Hotel Canlobo Inghiottitoio vicino ad Antol L'inquietante strega inventata dal Gatto per terrorizzare i bambini Lottatori di sumo locali Maanghit Cave Marc nel sifone di Dimagbaha, una delle sorgenti di Balogo No Five-Ten? ...ahi, ahi, ahi, ahi! Scialuppa di salvataggio in banano... Verso Balogo Spring Verso la sorgente di Balogo
18 Aprile Calbiga Base Camp, lunedì 18 Aprile 2011 ore 13:02 (ore 7:02 in Italia) Oggi giornata di riassetto dopo quella campale di ieri per i nostri due gruppi, ovviamente ben accompagnati dalla ormai inseparabile sfiga… La squadra sub si è giocata subito il jolly con un colpo della strega rimediato da Gigi mentre saliva sulla barca a Balogo, regalo della giornate come passeggeri di moto devastanti. Nella sorgente di Dimagbaha poi, con uno stile da novantenne ricurvo, è riuscito ad indossare il suo rebreather e a continuare per altri 200 metri oltre il limite di Marc su un fronte e degli americani su un altro. Niente male se consideriamo la visibilità ridotta ad un metro e uno sviluppo abbastanza articolato degli ambienti. Ora la parte sommersa della sorgente del sistema parallelo a quello di Langun si attesta sui 300 metri circa che vanno sommati ai 450 aerei. Alle 22:30 invece arriva a Calbiga, direttamente nella baracca di Vilma eletta a nostra trattoria, il gruppo che è rimasto in foresta per 5 giorni. All’urlo di proteine hanno dato fondo alle riserve della stamberga, l’unica eatery che comunque è stata capace di assecondare le nostre richieste. Tra una San Miguel e un’altra si rincorrono fatiche di marce pesanti e grotte viste, perse e ritrovate. Ma lascio la parola a Lillo e alle immagini, ciao a tutti Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it Ciao ragazzi, Ore 5 di domenica. Sto dormendo nel
sottoscala della casa della barangay capitain che di giorno pullula di bambini,
visto che è anche l’asilo di Antol. Un gattino si è messo a dormire sopra le mie
gambe, ignaro del pericolo che sta correndo vista la fama di noi Vicentini. Di
colpo tutti si svegliano e cominciano a chiacchierare: ma porca troia, non
bastavano i galli che hanno cominciato a cantare a mezzanotte, ora si mettono
anche i locali che con tutta fretta si preparano ad affrontare la domenica che
forse non è poi tanto differente dagli altri giorni.Resistiamo fino alle 6,
quando ci alziamo e ci organizziamo per andare e vedere le altre segnalazioni. Mezzora di cammino e siamo in un grande
inghiottitoio largo 30 metri e alto 20 preceduto almeno cento metri prima di un
nauseante odore di guano.Non importa siamo gasatissimi quando sentiamo dentro
scorrere un grosso fiume!Amaramente e con i conati di vomito, scopriamo che il
rumore non è di acqua ma è causato da qualche migliaio di pipistrelli grandi
come i nostri piccioni, che letteralmente ci investono come un vortice di vento
e miasmi causati dal guano e tonnellate di tronchi di banano in decomposizione
che la grotta si è risucchiata. A stento io e Davide rileviamo i 244 metri di
sviluppo. Non mi era mai capitata una cosa del genere! All’uscita ci giochiamo
l’ultima carta. Altra mezzora e troviamo veramente una grande grotta: peccato
che si tratti di Can-Yawa, tredici chilometri di gallerie esplorate da Jean
Paul e company nel 2002. Va beh, è andata così. A stento riusciamo a organizzare il ritorno con i villaggio in delirio. Troviamo cinque portatori tra i più sobri. Tenta di venire con noi anche Samy, ragazzo di vent’anni che a stento si regge in piedi. Dopo essere scivolato e caduto in acqua, percorrendo la palma che a due metri altezza attraversa il fiume facendomi quasi cadere con lui, decide che forse è meglio cedere il pesante zaino. Due ore e mezza di buon passo sotto la luna piena ci portano a Literon dove dopo aver svaligiato un negozio di alimentari, prendiamo tre moto per Calbiga. Report di Lillo da www.ggb.it Aspettando la barca a Balogo Battendo riso a Canlobo Campo lungo il Limatcong River Il dottor Rok con la siringa pronta per Gigi Gigi e Marc nel sifone di Dimagbaha Il villaggio di Antol Il villaggio di Canlobo Lillo sul p.60 vicino a Gobingob Cave L'inghiottitoio di Limatcong River Mostrando le immagini a Canlobo Mototaxi da Literon a Calbiga Occhialini per la pesca in osso e vetro! Pescatori di Antol Pipistrelli in Saob lungib Riso e portatori ad Antol Saob lungib Scimmietta vicono a Canlobo Topografando Binagay lungib Trovata la settima entrata di Can yawa
20 Aprile Calbiga Base Camp, mercoledì 20 Aprile 2011 ore 23:40 (ore 17:40 in Italia) Ciao a tutti, vi anticipo che eventuali
castronerie scritte potrebbero essere dovute alla difficile merenda di oggi
pomeriggio, 60 spiedini e 9 litri di San Miguel in 4… Meglio è andata a valle con un Jean Paul
che per nulla intimorito dalla corrente di poco inferiore alla volta precedente
(2500 l/sec al posto dei 3000 circa quando con Gigi avevano deciso di lasciar
perdere), è entrato lateralmente al flusso con una corda da 10 mm palpando il
soffitto fino a sbucare dall’altra parte. Chapeau en bas ma poi è toccato a me e
a Lillo seguire a bracciate quell’unica sagola in un verde opprimente con 50 cm
di visibilità a favore di corrente! Malgrado una sacca d’armo con sassi sono
positivo, tocco più volte il soffitto, il bombolino singolo da 4 litri a
tracolla che si impiglia: tutte cosine che non fanno belle sensazioni… Appena sbucato trovo Davide e Tristan che
perde la sua macchina foto nei flutti dell’ultima arrabbiatissima cascata. Più
sopra Guido ieraticamente avvolto dal fumo dell’ennesima sigaretta. Mi ripete
che stenta a riconoscere la parte finale della grotta (esplorata proprio da lui
stesso 24 anni fa), all’epoca completamente asciutta! Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it Albin osserva un P30 non ancora sceso Campo a Langun Cave Guido sotto i giochi di luce alla base del P.120 a Langun Sempre un piccolissimo Guido sotto il P.120 a Langun Lillo in versione speleosub Lillo nella corrente poco prima del sifone a valle Post-sifone a valle di Langun Topografando il post-sifone a valle di Langun Migale da 15cm a Langun Sorpresa in strettoia a Gobingob, Lillo è passato a 20cm... 15 sacchi da passare in strettoia Aspettando i porters a Langun Piatti nuovi di zecca da Vilma!
21 Aprile Calbiga Base Camp, giovedì 21 Aprile ore 23:00 (17:00 in Italia) Ciao a tutti! Finalmente una giornata prolifica, malgrado tutta la pioggia di stanotte, in cui hanno lavorato contemporaneamente 3 gruppi diversi. Guido, Tristan e Jean Paul partendo da Panayoran sono stati accompagnati da Lando in una nuova zona, circa 1 km ad Est di Gobingob, dove sono saltate fuori due grotte. La prima modesta, 70 metri in tutto, mentre la seconda davvero splendida: 300 metri di galleria fossile concrezionatissima. Io, Lillo e Matteo abbiamo invece sceso
dapprima Lando Bito 1, una bella serie di pozzi-cascata fino su un sifone a
-60m. Spostandoci 50 metri più a Ovest nella stessa depressione siamo entrati
nella più lunga ma meno profonda Lando Bito 2 (120m di sviluppo, -30m di
profondità). Un Gigi quasi recuperato e un Gatto sempre più gatto hanno invece accompagnato Marc a Balogo dove ha cercato il riscatto sondando il caffelatte fino a -15 mentre il fiume saliva a vista d’occhio per la piena… Notata una singolare corrente aspirante molto probabilmente in relazione ad una polla sorgente posta a soli 5 m in linea d’aria. Report di Davide Abbagnale Merigo da www.ggb.it Abalakov sul secondo pozzo di Lando Bito Topografando Lando Bito Risalendo il P30 a Lando Bito All'ingresso di Lando Bito Ancora una sorpresina per Davide a 20cm dal deviatore sul P50 di Ibingam Bito Insetto stecco Ananas a Panayoran Prova di forza tra Erode e ignaro bambino
22 Aprile Calbiga Base Camp, venerdì 22 Aprile 2011 ore 23:40 (17:40 in Italia) Altra giornata di lavoro, in un Venerdì
Santo che ha reso il paese un pullulare caotico di persone vestite a festa
radunarsi vicino alla chiesa che dista solo pochi metri dalla nostra casa non
proprio “sensibile” alle feste pasquali. Gente insolitamente curata e sgargiante
che emana un misto di aromi e profumi che ci fa un po’ imbarazzare, visto che
oramai noi ci siamo adattati e cominciamo ad essere circondati da un alone di
odori che ricordano la Calbiga di tutti i giorni. Report di Lillo da www.ggb.it Oggi per me è stata una giornata durissima.
Non tanto per la bollita da rianimazione presa nella calura di mezzogiorno con
Lillo ma per la decisione di posticipare la data di rientro. L’unica maniera per
giocarsi in 8 persone tutti i giorni da domani al 28 Aprile compreso per poi
spostarmi con Gigi a Manila per le pratiche di dogana i primi di Maggio. Loro
rientreranno il 29 su 30 come da programma, noi la settimana dopo. D’altronde
troppi sforzi soprattutto economici per non provarci fino in fondo. Anche se si
è stanchi dentro per la delusione con i piedi che bruciano ormai macerati nei
calzari, tutti i giorni sullo stesso sentiero guardando un Calbiga River sempre
più marrone. Anche se a casa i bambini stavano facendo il conto alla rovescia. Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it Al McDonald di Calbiga Ancora concrezioni a Lando Lungib Back stage a Balogo Concrezioni in Lando Lungib Il Calbiga River di nuovo in piena! La galleria di 400m di lando Lungib Lando Lungib Lungo il Balogo River Marc a Balogo Spring, risorgenza di Langun Sosia di John Mina Tuffo nel Calbiga River Un incredibile nodo a otto naturale fatto da una liana!
24 Aprile Calbiga Base Camp, domenica 24 Aprile 2011 ore 23:28 (17:28 in Italia) Carissimi, ecco come è andata negli ultimi
due giorni. Dopo la magrissima consolazione di aver
per lo meno posizionato la grotta in carta, finiamo su Golugan Tubli Cave che
riporta il nome dell’eremita che pare la abitasse una cinquantina d’anni fa. Tre
saloni fossili da 30-40 metri di diametro concrezionatissimi che ovviamente
chiudono dopo 250 metri rendendo vero il detto che la calcite è nemica dello
speleologo. A casa ci ritroviamo ormai a mezzanotte con il gruppo che è stato a Barruz nella zona di Gandara, 2 ore da qui più un’altra ora di enduro durissimo, per un’immersione in sorgente. Marc ha un sorriso a 36 denti (come diceva il buon Mike…). Pare estasiato dalla sorgente sbucata credo da imprecisati racconti alcolici più che da una razionale ricerca di condizioni di fattibilità. Un bel fiume bluastro da 2-3 metri cubi, visibilità a 2 m: 160 metri percorsi per buona parte sommersi! Il bello è che sopra vi sono grotte aeree, odore di sistemone, teorizza Guido guardandomi di lato con aria mefistofelica. Fermento, fermento. Oggi tutti, sia quelli
dotati di bombole d’aria sia quelli che preferiscono l’instabile ma generoso
acetilene, affilavano le armi per battersi negli ultimi 3-4 giorni proprio nel
carso di Gandara. Una fitta pioggia cade ancora adesso sulle
lamiere di Calbiga. Come volesse diluire le ultime gocce di un programma che ci
avrebbe svelato i segreti dei suoi fiumi sotterranei. Come se volesse ricordarci
che non c’è avventura migliore di quando si confonde il caso con la sfortuna. Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it La nostra balera-magazzino Trasporti sacri di Pasqua L'unguento usato anche per gli zoccoli dei cavalli, fondamentale per non prendere funghi e parassiti La nostra guida Lando con Jean-Paul - praticamente i Ringo Boys Città di roccia verso Bito Maanghib Uno dei due portali di Bito Maanghib L'imponente portale di Bito Maanghib Golugan Tubli Cave Rondini tra le concrezioni Innocuo grillo Sorgente-lavanderia a 5 minuti da Majangcao Uno dei 5 ingressi di Camanga Cave Fauna di Camanga Cave Parete tappezzata di amblipigi Semisifone a Kamanga Cave Sempre passaggi in semisifone a Kamanga Cave mentre fuori piove... Spuntino a Kamanga Cave... Un carabao si crogiola nel fango meglio di qualsiasi speleo Un'ora di enduro per arrivare a Barruz Motociclisti vs Camion: 0-2, fuori Calbiga Barangay di Barruz prossima destinazione La sorgente di Sulpan Barruz
26 Aprile Il mio cellulare suona, cade la linea, poi
risuona e la linea cade ancora. Va bene cosa c’è di strano vi chiederete? Come tradizione vuole, anche questa volta dal
cilindro dei complicati carsi filippini è uscito il “mostro” di fine spedizione.
A due giorni dalla partenza i nostri compiono finalmente una grande
esplorazione. Si tratta di un enorme grotta esplorata per cinque chilometri con
al suo interno un fiume di 2-3 metri cubi al secondo. Domani l’assalto finale e
la conclusione del rilievo topografico. Report di Gianni Garbelli da www.ggb.it
27 Aprile Come promesso Marc ci invia una bella serie di immagini che ci raccontano gli ultimi appassionanti momenti della spedizione a Samar. Un'ora di enduro da Barruz verso Gandara Alla base del "sotano", quarto ingresso di Sulpan Maliw Arrivo a Barruz Carla, 14ma dei 16 figli del barangay captain che ci ospita, sceglie il riso Cena presso la casa del barangay captain di Barruz Galleria in Sulpan Maliw Il simpatico maialino di Kamunuan, in pratica un cagnolino... Il "sotano" da 50m, quarto ingresso di Sulpan Maliw Incredibile risalita dalle rapide con la bancas a bilanceri! Marc a Sulpan Barruz Partenza da Gandara, ci aspettano 3 ore di fiume! Passando sotto il terzo ingresso Sempre sotto il "sotano" Sulpan Barruz, risorgiva di Sulpan Maliw Tramonto sul carso Tratto in corrente... Verso il secondo ingresso, la galleria prosegue oltre...
28 Aprile Pubblichiamo di seguito le note relative alle fotografie della news precedente: nella concitazione febbrile degli ultimi giorni di esplorazione, i nostri non avevano avuto neanche il tempo di inviarci il resoconto! Casa del Barangay Captain di Barruz (Matuguinao), martedì 26 Aprile 2011 ore 23:30 (17:30 in Italia) Incredibile. Non Abbiamo parole. Ieri una
giornata intera per arrivare qui da Calbiga con 3 ore di jeepney, poi altre 3 di
bancas assordante risalendo il Gandara River lungo il quale non sono mancati i
numeri sulle rapide… E così è stata: Gigi e Marc impegnati in
acqua tra la bellissima sorgente e un suo troppo pieno, 200 metri in totale per
poi sbucare alla base di un sotano. Noi invece dopo 1 ora e mezza di sentieri
nel fango arriviamo alla barangay Kamunuan quindi all’ingressone di Sulpan Maliw.
Un sogno, come volevamo! Domani entriamo sempre con 2 squadre per chiudere la topografia mentre un terzo gruppo andrà in avanscoperta di una nuova grossa segnalazione. Ultimo giorno utile, ce la metteremo tutta! A prestissimo! Report di Davide e Matteo da www.ggb.it (…mentre tutti ronfano, i bresciani mai finiti…) PS ieri è partito JP, oggi in compenso sono arrivati Venus e un altro speleo da Manila, stanotte alle 3 Marc ritornerà a Calbiga.
29 Aprile Calbiga, ormai ex Base Camp… venerdì 29 Aprile 2011 ore 22:59 (16:59 in Italia) Non ho parole davvero. Rientrato oggi da
Barruz con il grande Tristan raggiungendo Gigi che è qua da ieri a preparar
casse, sto cercando ancora di capire cosa e come è successo ancora. Guido che è
già in aeroporto con Lillo, Davide, Marc e il Gatto, per telefono mi ha fatto
notare che una volta la ciliegina arrivava l’ultima settimana, ora l’ultimo
giorno! Ebbene, sulla soglia della capanna,
clamoroso cambio di programma semmai non fosse una novità. Troppo curiosi di
capire quello che la nostra guida Nando mima a braccia ed occhiate. Dako bito,
dako tubig! E grande pozzo e grande fiume siano! Per di più è solo ad 1 ora
dalla barangay e visto che zoppico non sarebbe una cazzata… Sotto la doccia di luce del sotano
continuiamo verso l’avalle; l’ambiente è enorme. Ecco ancora il livello di base.
Fermo e profondo. Tristan, guarda se trovi il filo di Gigi, per favore! E lui
con la sua naturale impassibilità che mi dice: oui, il y a le fil de Gigi (anche
lui con l’accento alla francese…). Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it 14Km di rilievo da asciugare A Calbiga si rifanno le casse All'ingresso di Sulpan Maliw con Elena Concrezioni Dopo 2 ore di avvicinamento scalza Carla, la figlia del Barangay captain, si mette le scarpe decisa ad entrare con noi Gigi per le rapide del Gandara River Il lago sifone a monte di Sulpan Lake Il sotano di Sulpan Maliw Immersione accompagnati dai bambini di Barruz In casa del Barangay captain comandano le donne... Lasciare Barruz è proprio dura La seconda entrata di Suplan Maliw L'attivo poco prima della perdita L'ultima poderosa rapida in Sulpan Maliw L'ultima punta in grotta, trascinandosi per la micosi ai piedi! Perdita dell'attivo a Sulpan Maliw Sulpan Cave Sulpan Maliw Tartaruga in Sulpan Maliw Trovato il filo di Gigi in Sulpan Cave, giunzioneee! Un banano a 1km all'ingresso...
3 Maggio Casa Orlanes, Quezon City (Metro Manila), martedì 3 maggio 2011 ore 1:27 (19:30 del giorno prima in Italia) Siamo rientrati ieri, o meglio Domenica
visto l’orario, dall’incubo di un viaggio tanto affascinante quanto scomodo. Da
Catbalogan a Manila con le ginocchia in bocca e mezzo culo fuori da un sedile
che ti fondeva l’altra metà. Attenti a non calpestare i bimbi che crollavano di
sonno sul sacco di riso tipo argine a fianco, con i finestrini chiusi quando
pioveva: roba da soffocamento se non graziati da una decina di soste
fisiologiche in una sorta di autogrill popolati di zoombies. Muri di scatole di
cartone, 80 persone e 5 galletti che hanno pure scandito l’alba, 850 km senza
rettilinei, aria baganta, appiccicosa per 24 ore da ridurti ad uno straccio. Il furgone stracarico guidato da Jomar ci
raggiunge proprio al bel negozietto d’avventura di Joni a Catbalogan: ovviamente
è a secco di benza e di denari; speriamo di rivederlo l’indomani a Manila con
tutta la nostra tonnellata stipata questa mattina a Calbiga. A proposito:
riconsegnare la casa alla signora Isa è stata quasi una liberazione. Quel che è
certo è che il nostro affitto non gli basterà a farla esorcizzare… Ora siamo di nuovo qui. Ospiti ingombranti di una famiglia che praticamente ha preso parte alla spedizione: papà Osmund si è trovato fatture e cargo intestati, la dolce Tweet ha praticamente smesso di lavorare facendo la hostess per noi, Jomar è autotrasportatore, la mamma cuoca e la nipote è la nostra broker… Oggi abbiamo ritornato la bombola d’ossigeno e sbrigato varie pratiche per rispedire il materiale, mentre domani giornatina cruciale. Anche se, lo dico ravanandomi ben bene, riportare via tutto sembrerebbe davvero più facile. Da segnalare solo una testata, orrenda per il gong e relativo unto lasciato, piantata da Gigi in un centro commerciale… Peccato davvero invece per l’sms di Davide dagli infettivi dell’ospedale civile di Brescia dove è ricoverato con 42 di febbre e blocco renale giusto appena rientrato. Ovvio rivedersi lo spettro della leptospirosi, unica rogna che talvolta ha segnato i nostri viaggi nell’arcipelago. Davide mola mia! Aspettando le analisi comunque ti abbracciamo tutti urlandoti un “dai gnaro! da ribaltare il reparto. Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it 24 ore bestiali tra Catbalogan e Manila Assali posteriori spaccati per questo camion stracarico di noci di cocco... Ancora pioggia con i colori di un quadro impressionista Catbalogan Carabao Gandara In una eatery a Gandara Impianti a norma Jeepney in sorpasso La costa occidentale di Samar dopo Calbayog Pioggia sul Gandara River Salto da 20m dal ponte di Gandara Traghetto tra Samar e Luzon ad Allen Nel negozio bazar di Joni a Catbalogan Tramonto ad Allen Magari avessimo preso questo di autobus!
6 Maggio Manila, hall del Malate Pensionne, Venerdì 6 Maggio ore 9:30 (3:30 in Italia) Per me e Gigi oggi pomeriggio finalmente
il volo di rientro. A 41 giorni dalla partenza di un viaggio incasinato fa
davvero piacere. Tristan, che ieri è stato accompagnato in moto al commissariato
perché a dorso nudo, invece aspetta Emilie, sua compagna, con la quale si
fermerà altre 2 settimane nella bellissima isola di Coron, Palawan. Tra una mail e l’altra ho avuto modo di sognare mettendo sulla carta appena acquistata le grotte di Barruz. Il fiume che si perde in una depressione distante 8 km dalla sorgente: lì siamo finiti in qualcosa di veramente colossale e forse ad un passo dall’essere completamente percorribile! Nei prossimi giorni sotto con l’inserimento dei dati di 8 km di topo (sempre alla francese…). A proposito Gigi mi ha fatto notare che il sifone di Sulpan Barruz è 160 m con altri 140 allagati laterali e non 60… L’orgoglio… Lasciare la famiglia Orlanes ieri sera è
stato come salutare dei parenti. Un grazie a tutti loro, travolti dallo tsunami
della spedizione, non basta di certo. Ciao Tweet, ciao Osmund: la prossima volta
il mio bagaglio sarà una ventiquattrore, promesso! Il resto sarà tempo di pensare a questa
spedizione, al sorriso dei bimbi e di Sonia che mi reclamano. A un altro viaggio
che rimane. Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it Ad Intramuros con la broker e Tweet a sbrigare le carte Si preparano le casse Arachidi bollite Autoricambi Gigi, Trista e Tweet Binondo Church La Cattedrale ad Intramuros Interno della Cattedrale Il fritto più buono del mondo a Ong pin North bridge Kalesa tirata da cavallo schiumante per l'afa Spacciatori di canna da zucchero a China Town Lasciamo l'opprimente Manila
Considerazioni finali di Gigi sulla Spedizione "Samar 2011": Il fascino di una spedizione extra europea, dopo tanti anni dall’ultima, nei cenotes del Messico nel secolo scorso cioè, non si spaventi nessuno, nel 1993 mi coglie e mi avvince: quale occasione migliore per vivere emozioni inattese molto diverse da quelle che si possono più facilmente immaginare durante le spedizioni europee. La pietra viene scagliata nel mio stagno lo scorso autunno da Pota, che mi chiede se sono interessato a partecipare ad una spedizione speleo subacquea nelle Filippine e precisamente nell’isola di Samar. L’acqua del mio stagno ribolle addirittura, mentre mi ritornano in mente i ricordi non solo del Messico ma anche della Russia (nel 2003) con Jean Jacques. Ascolto attentamente i racconti delle esplorazioni speleologiche effettuate negli anni scorsi sull’isola, immagino limpide sorgenti da cui escono fiumi navigabili, la descrizione di sifoni superando i quali si unirebbero chilometri di gallerie. Tutto s’intuisce affascinante e a portata di mano così che i pensieri sognanti galoppano e s’intrecciano. Nell’attesa pregusto la piacevolezza dell’acqua tiepida di quelle regioni, immagino lo stupore che mi pervaderà davanti alle dimensioni ciclopiche di gallerie da cui escono 20mc/sec di acqua in condizioni di regime normale, mi proietto già nel bel mezzo di una giungla dalle piante aggrovigliate e dai rumori sconosciuti degli animali. Una spedizione in un luogo a 14.000 km. dalla mia casetta è una promessa, oltre al goal esplorativo, di incontri con abitudini, persone, volti che con la loro diversità potranno solo farmi crescere umanamente. Il giorno della partenza ci troviamo quasi tutti a Malpensa: fra noi il Gatto che, nel suo universo rotondo, privo di asprezze, dove si fondono scherzetti, storielle ilari, battutine “tiramisù”, diventerà, durante le tappe nei vari villaggi o cittadine, tra una foresta e l’altra, il vero e proprio punto di riferimento per i bambini. Alla vista della sua mole, essi saranno incuriositi e attratti, mentre lui, contorcendo il viso e trasformandosi in un “mostro”, li sorprenderà, facendoli correre in preda ad un finto terrore, disperso poi, in un mare di risa. Raggiungiamo Manila dopo una ventina di ore: l’aspetto è quello di una città calda, umida e caotica. Dopo aver trascorso la notte in una pensione situata in un quartiere, centro della vita notturna della città, al mattino ci separiamo: gli altri vanno subito a Calbiga (isola Samar) , il Pota ed io rimaniamo per espletare le operazioni doganali. L’incubo ha inizio: giorni interi passati tra squallide mura di uffici vari, dove testimoniamo a nostre spese, i risultati dell’inefficienza ed dell’inerzia totale: gente assorbita nell’impegno di guardare la televisione, gente che si dedica alla propria pedicure, qualcuno che dorme svaccato sulla sedia dell’ufficio con una salvietta in faccia per proteggersi dalla luce e dai seccatori, chi si dedica al cibo apparecchiando la scrivania come fosse una tavola da pranzo; dopo il pranzo che si fa? Ci si pettina e ci si trucca, mentre il duro di turno, con espressione “intelligente” sfoggia, appoggiato al bancone, occhiali a specchio stile anni ’60, mirando il vuoto. M’immagino la caterva di materiale su cui scrivere, disegnare o elaborare un film, dopo una visita in questi uffici, per un neo Kafka, un Bruegel o un Fellini. E’ quasi miracoloso, dopo aver speso una cifra folle per riuscire a ritornare in possesso delle nostre attrezzature, partire e raggiungere Calbiga. Questa è una piccola cittadina a ovest dell’isola, campo base della spedizione dove ci riuniamo con tutti. Scopriamo che in questa zona ha diluviato per giorni e che a marzo, era tutto allagato; brutte notizie ovviamente, per quanto riguarda la possibilità di esplorare sott’acqua. Le sorgenti, già visitate dai nostri compagni, hanno in media un livello di oltre 5 m. più alto rispetto al livello normale in questa stagione, mentre il colore delle acque vorticose spazia nelle varie tonalità tra il verde e il marrone. L’ottimista Pota dichiara che con qualche giorno di bel tempo la situazione migliorerà sistemandosi, e noi speleo-sub speranzosi, aspettiamo con fiducia senza prendere in considerazione opzioni che, valutate col senno di poi, sarebbero state migliori. Scelte che poi si riveleranno improprie, ne commettiamo più di una. Il ruolo dell’inesperienza dei luoghi e del clima, l’entusiasmo e la voglia di fare che ci inducono a sottovalutare gli ostacoli oggettivi, ci impediscono di concretizzare solidamente gli obbiettivi ma, “les jeux sont faits” e lo sguardo retrospettivo, piuttosto che la commiserazione degli errori, deve essere utile come esperienza per il futuro, un futuro che spero sia a breve termine. Un’esperienza esplorativa scarsa di risultati rilevanti, almeno dal punto di vista speleo subacqueo, un’esperienza che segna profondamente l’orgoglio e ti suggerisce una volta di più la consapevolezza della nostra fragilità di fronte alle forze della natura che in queste condizioni, vincono sempre sull’uomo. Non siamo noi i primi né saremo gli ultimi, a ritornare mogi, con le pive un po’ nel sacco, da un viaggio così promettente: un investimento poco fruttuoso, per qualcuno le vacanze di un anno consumate, per un risultato totale di 500 m. d’esplorazioni speleo subacquee che, per me, confrontato con le attese è un po’ poco. Per percorrere 170 m. alla profondità massima di 13 m. nella sorgente di Balogo, chiamata Dimagbaha Spring sono stato in acqua più di un’ora, mentre normalmente in un’ora, in una sorgente in condizioni normali, percorro a pinne facilmente più di 1500 m. Abbiamo girato in lungo e largo per l’isola per verificare altre sorgenti e trovare un’alternativa dando così un risultato più significativo al nostro viaggio, ma nulla: tutto era incredibilmente fuori condizioni come se la stagione delle piogge fosse nel pieno del suo ciclo. Posti apocalittici con fiumi impetuosi alimentati da sorgenti turbolente e violente che fanno stimare gallerie interne spropositate, da dove, con una seppur empirica stima a occhio, escono 50mc/sec per la sorgente che riversa nel fiume Calbiga, o i 20mc/sec che escono dalle due sorgenti nel Taft River. Dalle foto che Joni mi mostra con le sorgenti in magra, noto che la visibilità non è quella dei cenotes messicani, ma comunque è accettabile. La lucina della voglia di fare, che stava per attenuarsi riprende intensità e ripristina il desiderio di tornare e di misurarmi con queste sorgenti, con questi fangosi sifoni che al momento mi si negano. Calbiga, dove sta il campo base baricentrico per le nostre esplorazioni, è una cittadina caotica con motorini che sfrecciano gracchianti a tutte le ore della notte, scuotendoci da un sonno che vorrebbe essere tranquillo. Numerose zanzare volano radenti presso le nostre orecchie poi si sfamano con il nostro sangue. La ciliegina sulla torta, per coronare il disagio, sono le campane di una piccola chiesa. Altro che romantiche armonie di antica memoria! Tutte le mattine alle 5,30 e per trenta minuti senza pausa, queste vengono azionate da un isterico campanaro, invadendo con un suono fesso e irritante, un sognato silenzio. Segue, subito dopo alle sei, una filastrocca di preghiere e litanie, provenienti da altoparlanti a tutto volume: non c’è tregua per buona parte della giornata, a volte fino oltre la mezzanotte, in una sorta di preoccupante estremo fanatismo religioso. Nonostante la popolazione in questa cittadina sia stata sempre ospitale, gentile, simpatica, in qualsiasi posto dove abbiamo avuto contatti, penso che nel futuro eviterò di fermarmi qui. Il tempo impiegato per la ricerca di luoghi appetitosi da esplorare, ci dona la possibilità di imbatterci, raggiungendo le barangays, villaggi di poche casette, in ragazzini e ragazzine con volti sorridenti ed espressivi: potendo, scattiamo loro qualche foto affinché, quello che la memoria crede di non saper perdere, rimanga comunque immortalato e possa essere mostrato ad altri che non possono vivere direttamente queste immagini. La semplicità e genuinità con la quale essi si divertono, è esemplare: giocano con la posizione delle loro proprie mani, con le ombre create dall’intreccio delle dita; per la strada, usano le ciabatte lanciandole in un gioco simile al nostro delle bocce, passano ore sul bordo dei fiumi vivendo il contatto della natura e acquisendo un’esperienza di vita che pochi nel nostro mondo possono vantare. Quando il viaggio sta per finire, ci spostiamo, per gli ultimi giorni, in un posto nuovo, lontano dai nostri progetti iniziali: alla barangay Barruz. Dopo tre ore di barca risalendo il fiume, arriviamo al villaggio accolti festosamente dai ragazzini radunati nel punto di sbarco. Essi, dopo averci calorosamente salutato, ci aiutano a trasportare i materiali fino alla casa del Captain, il capo villaggio. Due sono gli obiettivi: la sorgente di Sulpan Barruz e il Sulpan Lake. Marc svolge la ricerca in Sulpan Barruz, completando un’esplorazione totale di 250 m. suddivisa in tre rami, io supero il sifone di Sulpan Lake dopo 80 m., profondità massima di -15 m. raggiungendo una sala enorme piena di pipistrelli e rondoni; guardandomi in giro, vedo la luce penentrare nel salone e decido di non uscire dall’acqua perché è più facile cercare l’ingresso dall’esterno. Quando Marc rientra, colgo l’occasione per provare a continuare la sua esplorazione. La corrente inizialmente è forte, e il filo la segue fino a un grosso tronco incastrato di traverso nella galleria poi, appena dopo, quando la corrente si attenua e sparisce, proseguo ugualmente anche se non credo di andare nella direzione più appropriata. Mi ritrovo in mezzo a tronchi di varie misure ma, vedendo molto poco attraverso il fango, non riesco a capirci molto. Andando ancora avanti e sentendo qualche cosa cadermi sulle gambe, ho un fremito di paura. Sarà un cobra nero che si è dedicato alla subacquea? Mi giro delicatamente e vedo solo un ramo appoggiato sulle gambe. Risalgo aspettandomi di arrivare in superficie e di fatto, quando vedo una luce e caccio fuori la testa dall’acqua, constato di trovarmi nella “perdita” di Sulpan Lake: un tunnel perfetto e, che bello, una meritata soddisfazione: 80 m. di esplorazione di Marc a -24 m. più altri 50 m. di mia esplorazione per uscire in aria; un totale di 130 m. di galleria allagata. I due sifoni si susseguono uno dopo l’altro nel Sulpan Lake e suggeriscono prosecuzioni sia all’asciutto che in acqua, per kilometri. Al ritorno mi trovo di fronte un enorme tronco che non avevo notato all’andata; del resto, un metro di visibilità non è molto e in queste gallerie, il fango ovunque, è di moda. Tento di seguire la corrente per trovare la via attiva dell’acqua, ma i miei tentativi non portano a nessun risultato; l’esplorazione attuata mi soddisfa comunque e riemergo felice. A monte del sifone di Sulpan Lake, grazie ad un cambio di programma, Pota e Tristan trovano un ingresso che conduce in un mondo di gallerie vergini da esplorare. Il rientro a Manila è la chiusura del cerchio. Da Samar il mezzo di trasporto è un pullman scalcinato con sedili a misura di filippino magro e piccoletto, galletti e pollame garrulo, traballamenti e caldo soffocante. Prendiamo aria sul traghetto attraversando una lingua di mare ma siamo talmente frastornati che l’autista e gli altri passeggeri che ci richiamano per risalire sul bus. Probabilmente facciamo tenerezza perché a Manila, l’autista, prima di ripartire per la successiva destinazione, si congeda da noi come fossimo vecchi amici mentre i passeggeri rimasti a bordo, gli fanno da coro salutandoci e agitando le mani. La già presente nostalgia per la foresta e per le barangays viene soffocata dall’incombenza di Manila città di 18.000.000 di abitanti orrenda e invivibile con veicoli altamente inquinanti che per fortuna, non tutti hanno la possibilità di avere, povertà reietta e tangibile con il panorama, famiglie intere comprese di bambini che dormono per le strade in mezzo ai topi, a pochi metri dai locali karaoke e dalle agenzie dei venditori di appartamenti in lussuosi avveniristici grattacieli. Contrasti sociali enormi, scenari degradanti dei molti che non hanno chanches di migliorare la loro esistenza: strisciare nel fango sfiorando i cobra, è meno angosciante. La perla nera del viaggio è la serenità e la felicità trasmessa dalle persone incrociate in queste regioni, per la naturalezza senza problemi, con la quale sono accettati i diversi di stato fisico, censuario e religioso. La speleologia o la speleologia subacquea, quando si programmano spedizioni, per forza di cose, obbligano ad avere contatti sul posto e questo permette una conoscenza meno superficiale perché occorre adeguarsi ai ritmi e alle abitudini indigene ottenendo risultati tanto migliori quanto meglio si riesce a comprendere il genius loci. Me ne sto allontanando e già disegno di ritornare: le possibilità esplorative sono veramente ampie, ma per ritornare realizzando un progetto, occorre, sfruttando le esperienze appena vissute, un lavoro metodico approfondito di ricerca, non indifferente e certamente un convinto sostegno finanziario. Non mi resta che ringraziare calorosamente tutte le persone che ci hanno sostenuto e aiutato in ogni modo, ospitato, sopportato e i compagni di viaggio con cui ho assaggiato e condiviso una fetta gustosa della torta della mia vita.
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