CROAZIA 2006
La spedizione in Croazia e in Albania inizia con qualche
giorno di ritardo a causa della necessità di modificare i circuiti chiusi che
durante l’inverno e la primavera passata ho messo a punto. Si tratta di un
circuito chiuso laterale e di un circuito chiuso doppio posizionato sulla
schiena. Questi due apparecchi hanno funzione diversa: il laterale permette la
massima mobilità sia in ambienti stretti che in ambienti di grosse dimensioni,
viene trasportato come una bombola relè, la respirazione è più o meno
confortevole a seconda del suo posizionamento; mentre il doppio è più difficile
da gestire a causa dei volumi sulla parte frontale del corpo ma permette una
respirazione decisamente più confortabile rispetto al laterale. Il suo ingombro
limita il suo utilizzo alle grosse sorgenti nelle quali non ci sono zone aeree.
Per la messa a punto degli
apparecchi sono costretto a fermarmi a Trieste due giorni, mentre Jean Jacques
prosegue il viaggio solo verso Racovica punto di incontro con gli amici Croati.
Siamo solo io e Jean Jacques,
con noi avrebbe dovuto esserci anche Massimiliano che aveva lottato per ottenere
un mese di ferie ma, purtroppo durante la scorsa spedizione alla sorgente
Pollaccia ha perso la vita. Da quell’incidente il…..giugno non sono più tornato
in una grotta con velleità esplorative, il triste pensiero di un compagno perso
in un giorno passato a praticare un’attività che lo attirava particolarmente mi
ha frenato non poco. Se la subacquea è diventata da qualche anno un lavoro per
me, la speleologia subacquea è da oltre venti anni la mia “droga” la sua
mancanza mi rende la vita priva di stimoli importanti. I giorni passano, le
ferite guariscono ma, le cicatrici rimangono impresse nella mente, non sarà
facile per me, da un punto di vista psicologico affrontare queste esplorazioni
ma, è un peso che sento di poter sopportare.
Il 26 luglio alle 21,30 Nicola
ed io finiamo di montare il circuito, carico la macchina e chiamo Lorenzo per
capire a che punto della strada si trova, quasi a Venezia, decido di aspettarlo
a Trieste per fare il viaggio insieme fino a raggiungere il punto dove
allestiremo il campo dal momento che lui non è mai venuto da queste parti e di
notte non è facile trovarlo. Considerando che la temperatura dell’aria si aggira
attorno ai 35° e che abbiamo lavorato tutto il giorno decido di aspettare
Lorenzo in riva al mare dove chiaramente mi organizzo per rinfrescarmi
nell’acqua salata del golfo di Trieste. Ore 11,25 dopo aver scambiato i saluti
con Alberto e Lorenzo partiamo in direzione Racovica. Arriviamo a una decina di
chilometri dalla destinazione e vengo fermato da un poliziotto che armato di
laser rileva la mia velocità: 92km/h, il limite in quel punto è fissato a
50km/h. Riusciamo ad arrivare alle 03,05 al punto di incontro, Alberto e Lorenzo
devono montare la loro tenda nel prato, mentre io dormo nella tenda montata sul
tetto della mia macchina che è pronta per ospitarmi in 30 secondi. Sono talmente
stanco che non sento nemmeno il rumore del martello sui picchetti che Alberto
pianta, in pochi secondi cado in un profondo sonno.
Il 27 luglio Jean Jacques
arriva alle otto al campo, lui si è sistemato in una camera in affitto in attesa
del nostro arrivo, un po’ insonnoliti ci prepariamo per la colazione. Incontro
Alan uno speleologo croato che è rimasto per aiutarci nella gestione della
logistica e dell’immersione, gli altri amici sono partiti tutti per ………..dove
hanno organizzato una spedizione esplorativa in alcune sorgenti della zona. Poco
dopo mi metto subito a scaricare la macchina e a preparare per l’immersione il
mio circuito doppio e il resto della attrezzatura. Sono tutti pronti con largo
anticipo su di me, ma non riesco a velocizzare delle operazioni che non possono
essere velocizzate più di così. Una volta ricaricata la macchina ci accorgiamo
che si è fatta l’una, pensiamo ad andare a mangiare da Sedra il nostro
ristorante preferito e poi via fino alla grotta che dista un’oretta circa dal
campo. Per raggiungerla superiamo un colle di quasi 800mt di quota, percorriamo
un lungo altopiano, vedo una conca che a causa della siccità è verde ma nei mesi
invernali e primaverili questa conca si trasforma in un lago ricco di pesce e
guarda caso sul lato a nord c’è una grotta che chiaramente con l’arrivo
dell’acqua diventa sommersa.
Raggiungiamo la grotta verso le
15 circa, con il mio fuoristrada scendo nel ripido prato la cui erba è alta
oltre un metro, per raggiungere la sorgente con le attrezzature subacquee. Dopo
aver parcheggiato a non più di dieci metri dall’ingresso, vado a vedere le
condizioni dell’acqua e, incredibile è di un limpido raro in questa sorgente. In
tre anni che vengo qui ho trovato la sorgente in diverse condizioni: la prima
volta in piena, la seconda volta troppo secca con la visibilità ridotta, la
terza volta non ci siamo nemmeno immersi per le cattive condizioni e ora.
Sono contento, Lorenzo è venuto
fino a qui per fare delle foto e con queste condizioni sarà decisamente più
facile ottenere un buon risultato.
Ci prepariamo subito per
scendere attorno ai –45/50m, per tentare di fotografare il primo tratto di
grotta. Il mio circuito doppio non è leggero e tanto meno facile da indossare,
fortunatamente l’acqua è più calda di quello che ricordavo: 17gradi, così posso
indossare un sottomuta leggero che mi permetterà di essere molto agile. In acqua
con noi oltre alla bombola di emergenza porto una bombola di miscela
iperossigenata che ci garantisce una buona deco in caso di un malfunzionamento.
Non credo ai miei occhi quando metto il viso sotto acqua, vedo tutto il pozzo di
ingresso, bello con erosioni invitanti per uno studio geologico, il tronco
d’albero che con poca visibilità sembrava minaccioso ora lo trovo bello, parte
dai –3m e scende fino a….., raggiungiamo i –36m dove lascio la bombola di
miscela iperossigenata che servirà come emergenza per tutta la campagna
esplorativa, Lorenzo da cercatore di relitti ha già notato il carretto a –41m e
si precipita a fotografarlo, lo raggiungo, le ruote girano ancora e pensare che
si trova lì dal 1936, Alan ci dice: è di qualità austro-ungarica. Dopo 40’
iniziamo a risalire, incrociamo Jean Jacques che scende a portare il resto della
linea decompressiva: una dieci litri di ossigeno a –6m, una 12l di miscela
iperossigenata 50/20 a –21m e una 15l contenente 25/60 a –60m.
Alan si immerge per prendere
contatto con la grotta fino ad una decina di metri di profondità.
Il 28 luglio
Le previsioni annunciano
temporali nel primo pomeriggio, dopo aver caricato la macchina ed essere passati
a rinfrescarci al fiume Korana ci avviamo verso la grotta. Non appena raggiunto
il colle un diluvio si abbatte su di noi, la violenza della pioggia è tale che
nel giro di una decina di minuti le strade sono allagate, dai bordi scendono
fiumi di acqua, ghiaia e fango, come se nulla fosse avanziamo lentamente verso
la sorgente molto dubbiosi ma, volenterosi di raggiungere la meta. A poca
distanza dalla sorgente come per miracolo non piove più ma, il tempo ci mette
del suo: non abbiamo nemmeno fatto in tempo a scendere dalle macchine che un
acquazzone ci raggiunge. Troviamo riparo sotto la tettoia di una cascina e
decidiamo di aspettare una mezz’oretta per vedere cosa succede. Giornata
fortunata, le nuvole vengono spazzate via dal vento e il sole asciuga in un
attimo il prato rendendolo percorribile per il fuoristrada anche con le gomme da
strada. La visibilità al laghetto è peggiorata quasi sicuramente a causa del
fango trascinato nel lago dalla pioggia. Ci cambiamo in tutta fretta vista l’ora
tarda e poi considerato che la giornata è dedicata alle foto nella galleria,
Lorenzo ed io scendiamo per primi. L’idea è di raggiungere la profondità di –75m
dove riusciamo ad immortalare le numerose conchiglie che ricoprono il fondo e
fortuna vuole incontriamo un verme lungo una ventina di centimetri e con un
diametro di un paio di millimetri che in qualche maniera Lorenzo riesce a
fotografare. Abbiamo tempo per scattare delle foto anche alla morfologia della
grotta che in questo punto è abbastanza interessante. Jean Jacques si immerge
nel lago sulla destra per vedere se si raggiunge il fondo visto che gli schizzi
esplorativi disegnano un pozzo verticale fino a –40m. Jean Jacques dopo essere
riemerso spiega di aver tirato 80m di filo e di essere arrivato a –55m
praticamente sul fondo. La visibilità in questo pozzo è molto ridotta a causa
dei depositi di argilla e verso il fondo ci sono diversi rami che rendono
pericolosa la progressione. Comunque sia il passaggio diventa talmente piccolo
da impedire il passaggio con il Voyager.
Il 29 luglio
Lorenzo e Alberto rientrano a
casa, Jean Jacques accompagnato da Alan va alla sorgente per immergersi fino a
–85m per portare una bombola da 20l di emergenza. Io rimango al campo per
riorganizzare la disposizione dei particolari del mio circuito doppio, e fare un
po’ di manutenzione su alcune attrezzature. Verso fine mattinata, dopo
un’interminabile viaggio a causa del traffico, ci raggiungono Davide e Valeria.
Nel primo pomeriggio ricevo una telefonata da Jean Jacques che mi dice che alla
sorgente tutto è pronto e che ci incontriamo a Korana dove possiamo rinfrescarci
nelle tiepide acque del fiume che nasce dai laghi di Plitvice.
Il 30 luglio
Prima immersione dedicata al
tentativo di esplorazione della sorgente, decido di immergermi con il circuito
doppio utilizzando come relè una bombola da 12l e una da 20l, per garantirmi una
buona autonomia a profondità elevate in circuito aperto necessaria per gestire
sul posto un eventuale problema sui circuiti chiusi. La partenza non è delle
migliori, appena messa la testa sotto il livello dell’acqua mi accorgo che la
valvola di scarico della muta non tiene la pressione, riemergo e ritorno al
punto da cui sono entrato. Jean Jacques mi smonta la valvola e allunga la molla
che serve per contrastare la pressione. Dopo qualche minuto tutto è di nuovo
pronto e finalmente posso partire. La discesa fino a –30m è lenta, non sono
ancora riuscito a trovare la giusta regolazione della valvola che immette
automaticamente il diluente nel sistema e sono costretto ad intervenire
manualmente, poi la grotta cambia morfologia da verticale diventa una discesa
inclinata a circa 45°, sul fondo della galleria ci sono sassi, sabbia, reperti
vari tipo bottiglie, pentole, scarpe,ecc. vederli scorrere al mio passaggio è un
diversivo, la galleria misura circa 7-10m di larghezza e di altezza, la roccia
si alterna a tratti molto scura a tratti chiara. Raggiungo i –85m vedo la
bombola lasciata da Jean Jacques su un’isola rocciosa circondata da ghiaia fine.
Poco dopo la galleria inizia a rimpicciolirsi, il soffitto si abbassa lasciando
un passaggio di 1,5mt di altezza, mentre in larghezza la galleria mantiene le
sue dimensioni, da qui le pareti, il soffitto e il fondo sono ricoperti da un
importante strato di argilla. Raggiungo in 7’ il limite della mia vecchia
esplorazione, a 203m di distanza e -119m di profondità, attacco il filo dello
svolgisagola e inizio la progressione nella galleria vergine. Avanzo con
cautela, anche se la galleria qui misura 7m di altezza, ed in alcuni punti non
riesco a vedere la parete di sinistra, rimango sempre a circa 3-4m dal fondo che
sembra essere di argilla pura, ogni tanto dei piccoli ammassi di roccia
interrompono la regolarità del fondo. Nonostante stia utilizzando tre torce HID
da 10W la mia luce non penetra molto in questa lattiginosa acqua. La galleria
prosegue quasi orizzontale, dopo aver tirato 50m di filo decido di rientrare,
uno sguardo al profondimetro, mi trovo a 130m e sono passati 17’ dalla mia
partenza. Lascio lo svolgisagola pronto per una nuova esplorazione e inizio il
rientro pinneggiando lentamente per non sollecitare le ginocchia, la visibilità
si è notevolmente ridotta in maniera particolare nei pressi dei punti di
ancoraggio dove inevitabilmente ho avuto un contatto con i depositi di argilla
sulla parete al 20’ mi trovo a –105m dove mi fermo per un minuto. La
decompressione procede bene, dopo 70’ sono a –21m, vedo arrivare come da accordi
Davide con la batteria che serve ad alimentare il giubbetto elettrico,
accessorio necessario perché indosso dei sottomuta leggeri in capilene e
microfibra, scelta dettata dalla temperatura dell’acqua 17° e dalla volontà di
preferire l’agilità dei movimenti. Inoltre porta con se la borraccia del thè e
le cavigliere da un chilo che rendono più comode le soste di decompressione.
Dopo 110’ sono a –9m quando vedo arrivare Alan con la seconda borraccia e la
batteria di ricambio. Decido di alleggerirmi delle bombole di miscela di fondo,
le consegno e dopo 140’ termino la decompressione. Per tutta l’immersione per
alimentare i due circuiti ho consumato 50bar dalla bombola da 12l di diluente
8/70, e dalla bombola di ossigeno da 3l ho consumato 70bar.
Il 31 luglio
Tocca sempre a Jean Jacques
preparare la strada per la mia immersione, questa volta scende a portare il
maialino a –115m. Decido di portare il maialino così profondo perché non avrei
nessun vantaggio ad utilizzarlo nel tratto di grotta iniziale, avendo
considerato la pendenza della galleria che è troppo elevata per avere dei
vantaggi nell’utilizzarlo. Jean Jacques ha modificato il suo nuovo aquazepp
portando i comandi di accensione circa un metro più avanti della testa del
maialino, adattandolo ad ambienti molto stretti come la sorgente di…………che sta
esplorando. Il corpo dello speleosub con questa modifica è perfettamente in asse
con il corpo del maialino riducendo così lo spessore utile. In questa sorgente
non è necessaria questa modifica ma, sono molto curioso di provarlo.
L’immersione di Jean Jacques dura 105’, riemerge soddisfatto di essere riuscito
ad andare più veloce del solito in discesa raggiungendo in 11’ il punto
prestabilito. Ancor prima di uscire dall’acqua mi dice che avrei potuto
utilizzare il maialino a partire dai –90m perché configurato così non avrebbe
creato problemi, però al rientro ha dovuto rimanere attaccato al filo a causa
della visibilità ridotta di alcuni tratti per colpa di qualche movimento brusco
durante il suo passaggio. Davide nel mentre va a visitare il carretto, la grotta
scatta qualche foto in acqua, poi porta Valeria a fare un giretto nei primi
10/15m del pozzo.
Il 1 agosto
Le previsioni non sono delle
migliori, ma un po’ di acqua da queste parti non fa male considerata la siccità
e la necessità di razionare l’acqua in tutta la zona di Rakovica compreso il
nostro campo. Fortunatamente con “molto dispiacere siamo costretti” ad andare al
fiume che ha una temperatura di 22/24° per lavarci. Il mio materiale è pronto da
ieri, un ultimo controllo al flusso di alimentazione del circuito, una
calibrazione dei sensori, una verifica delle pressioni delle bombole, un
controllo all’impianto luci e poi via si parte. La solita oretta di macchina ed
eccoci pronti a trasportare sul bordo dell’acqua la mia attrezzatura. Sebbene il
sole spesso scompaia dietro le nuvole la temperatura rimane sempre elevata,
decido quindi di immergermi nel laghetto formato dalla sorgente in costume per
raffreddare il corpo e ritardare l’effetto si sudorazione durante la vestizione.
Dopo una decina di minuti al fresco eccomi pronto ad indossare i leggeri
sottomuta, il giubbetto elettrico, il preservativo, la muta e poi un nuovo
tuffetto in acqua. Sono contento perché sono riuscito a non sudare, quindi i
sotto muta sono perfettamente asciutti. Indossato il doppio circuito chiuso sul
bordo della vasca, poi mi lascio cadere in acqua, mi vengono passate le bombole,
il faro e gli ultimi accessori. Verifico il funzionamento del circuito di
emergenza per una decina di minuti, poi passo sul circuito principale, lavo i
polmoni per eliminare ogni traccia di azoto, immetto ossigeno puro, quando ho
terminato tutte le verifiche mi avvio verso il centro del lago, sgonfio la muta
e inizio la discesa. Dopo le ultime piccole modifiche mi sento sempre di più a
mio agio con questo doppio circuito, continuo la discesa molto velocemente, al
quinto minuto arrivo al maialino, lo sgancio dal filo di Arianna, lo infilo
sotto le gambe e continuo in direzione del fondo. La sensazione di condurre il
propulsore in questa posizione non mi dispiace anche se non posso vedere la
galleria come sono abituato a fare. Raggiungo lo svolgisagola in brevissimo
tempo, lo impugno mi allontano leggermente dalla parete e nuovamente con la
pressione del pollice riprendo a sentire il rumore del motore. Primo punto di
ancoraggio dopo una ventina di metri, devo ammettere che il propulsore rimane
perfettamente tra le gambe e non mi crea nessun problema nelle soste, questo è
dovuto anche al perfetto bilanciamento. Sono a –134m, la galleria riprende a
scendere, con queste condizioni 3-4m di visibilità, in un ambiente tetro, pieno
di argilla, non riesco a vedere la parete alla mia sinistra, stimo l’altezza
della galleria di circa 4-5m, preferisco limitarmi e avanzare con la spinta
delle pinne lasciando così il maialino appeso al filo. Scelta azzeccata dal
momento che la galleria continua a scendere con un’inclinazione di circa 45°,
tento di essere molto delicato per non ritrovarmi senza visibilità al rientro,
tengo sempre sotto controllo gli analizzatori considerata la velocità di
cambiamento della quota e senza problemi riesco a mantenerli a 1.2 di pressione
parziale di ossigeno respirato. Una vocina mi dice che per oggi è abbastanza,
vedo un’asperità, mi fermo prendo il tronchesino, taglio il filo, eseguo un nodo
ma il filo scivola via, lo rifaccio ma la roccia è liscia e fa in modo che il
filo scivoli via per una seconda volta, la visibilità è di 50cm del resto la
roccia era ricoperta di argilla, non voglio perdere altro tempo quindi appendo
lo svolgisagola al mio imbraco, riposiziono il tronchesino sul braccio e con
molta cautela inizio a risalire tenendo le pinne il più lontano possibile dal
filo per evitare di impigliarmi. Dimenticavo uno sguardo al tempo trascorso, 18’
la profondità raggiunta –155m, ora non mi resta altro che raggiungere il
maialino ed arrivare alla prima sosta deco. Il rientro non è tragico, a parte i
punti dove ho legato il filo alla parete la visibilità non è cambiata, il
rientro con il maialino è molto veloce e riposante. Dopo 23’ sono a –105m dove
inizio la decompressione. Non mi resta altro da fare che risalire e aspettare
che Davide venga a portarmi le solite cose. In cambio però questa volta avrò per
lui un regalo: un maialino, due bombole da 20l, una bombola da 15l, una bombola
da 12l e una bombola da 10l, lo svolgisagola e il faro. Mentre aspetto verifico
sullo svolgisagola quanti metri di filo ho svolto: 117m che sommati ai 203m
della parte già esplorata portano lo sviluppo totale della grotta a 320m.
Tutto procede come da
programma, sono trascorsi 76’ quando incontro Davide a –21m ricevo il materiale
necessario ad aumentare il confort in decompressione e gli lascio trovare appeso
alla corda di fianco a me il pacco. Scrivo sulla lavagnetta i risultati
dell’immersione e il tempo di decompressione residuo, poi mentre lui risale io
mi gongolo il caldo thè. Dopo un’ora circa torna a farmi visita, altra borraccia
e nuova batteria. Ormai manca qualche decina di minuti alla fine dell’immersione
giusto il tempo di rivederlo arrivare a –6m con l’ultimo cambio merce,
assaporare il caldo tepore del giubbetto dopo aver collegato la batteria nuova e
poi dopo 209’ riemergo. Dalla grotta è stato recuperato tutto il materiale, è
rimasto solo il filo da me steso, un ultimo sguardo al laghetto, carichiamo la
macchina e aspettiamo un ora abbondante a causa del colle da superare prima di
ritornare verso il campo.
Il 2 agosto
Giornatona di pioggia
annunciata, calo brutale della temperatura, peggio di così non si può. Alan,
Jean Jacques, Davide e Valeria sfidano le intemperie andando di nuovo alla
sorgente per verificare se negli altri due laghetti non ci siano delle gallerie
da esplorare. Io rimango al campo a modificare i gas in alcune bombole, a
ricaricare le piccole bombole di ossigeno con il booster e a caricare la mia
attrezzatura sulla macchina. …………………
Il 3 agosto
Partiamo da Rakovica alle 7 del
mattino in direzione Obulin………punto di incontro con gli amici croati. Il nostro
obbiettivo è la sorgente Kusa, da noi esplorata la scorsa estate, inoltre
abbiamo in programma di dedicare una giornata andare a fare un salto a vedere la
sorgente di Krnjeza. Raggiunto il campo ci accorgiamo dell’imponente
organizzazione messa a punto da Tiki, una trentina di tende posizionate in una
zona vicina al fiume Zrmanja, gabinetti chimici, 2 cascine risistemate un mese
fa dotate di contattore per la corrente, in una è stata installata la cucina
mentre nell’altra una postazione con computer per vedere ed elaborare le
immagini e le foto catturate durante le giornate e nel vicino paese di Obulin
nell’unico hotel un punto di riferimento per la stampa. Purtroppo la maggior
parte degli speleologi, una sessantina di persone circa sono già rientrate a
casa o si sono spostate sul Velebit per partecipare alle varie spedizioni
esplorative in quota. Comunque troviamo una ventina di persone, tra le quali dei
biologi che si interessano molto al “verme” filmato da Davide nella sorgente di
Sinjac.
Tihi ci mette subito a nostro
agio, presentandoci i diversi responsabili dei settori, in maniera tale che
sappiamo a chi rivolgerci in caso di un qualsiasi bisogno. Nel campo non manca
la musica, di ottima qualità almeno per il mio gusto e come sempre succede nei
campi speleo la sera dopo cena si beve, si discute e naturalmente si sognano
nuove esplorazioni.
Il 4 agosto
Dopo un vero e proprio diluvio
durato tutta la notte il mattino si presenta sereno. Di queste sorgenti si
conosce poco dal punto di vista idrologico quindi nessuno dei presenti conosce i
tempi di reazione delle sorgenti nel caso di piogge. Ci rechiamo alla sorgente
per vedere le condizioni, non ci sembra vero il livello è addirittura più basso
dello scorso anno. Tihi ci dice che in questa zona è da diverso tempo che non
piove e secondo lui l’unico problema che potremmo avere è la scarsa visibilità.
Dopo aver constatato che anche la visibilità sembra buona la schiera di forti
portatori messaci a disposizione per trasportare le attrezzature al sifone viene
utilizzata. Per la sicurezza del primo sifone posizioniamo due bombole da 7l una
di miscela al 50% di ossigeno, una con una miscela 22/60. Superiamo il primo
sifone in tre: Jean Jacques, Davide (soprannominato C6) ed io, trasportando
tutto il materiale necessario per affrontare l’immersione nel secondo sifone: un
maialino, un circuito chiuso laterale, due bombole da 12l, una da 10l e una da
7l, una corda e accessori vari necessari per eventuali urgenze. Jean Jacques è
incaricato di posizionare le bombole di emergenza nel primo sifone di
conseguenza parte per primo. Davide parte subito dopo di me. Io prendo
praticamente tutto il resto del materiale tranne una bombola da 7l che trasporta
Davide. La sorpresa non appena raggiunta la profondità di dieci metri non è
delle migliori, la visibilità è di circa 2m e si mantiene così per tutto il
sifone. Fatico molto a superare il sifone perché ho con me un sacco pieno di
materiale che è decisamente negativo, fortunatamente tutte le bombole sono
alleggerite dai galleggianti. Superato il sifone lungo poco più di 200m e
profondo una cinquantina di metri, ritrovo Jean Jacques, discutiamo sulle
condizioni e giungiamo ad una conclusione: se la visibilità è così scarsa non
vale la pena di trasportare le attrezzature fino al secondo sifone. Chiedo a
Davide se ha voglia di andare a vedere il secondo sifone senza trasportare le
attrezzature e chiaramente considerato che non è mai stato qui mi dice di si.
Jean Jacques invece rientra subito. Il secondo sifone non si presenta limpido
come lo scorso anno, comunque penso che valga la pena di tentare una
esplorazione cambiando un po’ i nostri piani.
Una volta rientrati al campo mi
reco alla mia tenda per prendere il costume e il necessario per lavarmi nel
fiume ma appena apro l’abside della tenda trovo un inaspettato inquilino: una
vipera, la quale non appena mi sente, abbandona la corda sulla quale si era
“comodamente” posizionata e se ne esce da un lato della tenda.
Il 5 agosto
La decisione è stata presa, il
tentativo di esplorazione lo farò il 7 agosto, oggi andiamo a vedere l’ingresso
della sorgente Krnjeza per renderci conto della situazione logistica per poter
organizzare il prossimo anno un esplorazione. Una volta che Tiki si è
organizzato con delle canoe e un furgone per trasportarle partiamo per
raggiungere il fiume Krupa il nostro punto di imbarco. Krnjeza è infatti
raggiungibile solo percorrendo circa 5km di fiume, facilmente navigabile tranne
in un paio di punti, dove occorre sbarcare nel primo caso per scendere una
cascatella e nel secondo caso per attraversare il prato che separa le acque di
Krupa da quelle di Krnjeza. In effetti pochi metri più a valle le acque dei due
corsi si uniscono in un punto impraticabile per le nostre canoe. La discesa sul
fiume diventa una guerriglia tra i vari equipaggi, per raggiungere la meta per
primi si tenta di ostacolare le altre canoe con ogni mezzo, gli amici ormai
diventati avversari si colpiscono a vicenda con spruzzi d’acqua, speronate tra
canoe, pagaiate, ecc. il tutto nel tentativo di ribaltarle.
Quando cambiamo fiume gli animi
si calmano, le acque di Krupa sono piacevolmente calde circa 25 gradi ed
invogliano i giochi, mentre quelle di Krnjeza sono decisamente più fredde dieci
gradi circa, oltre a questo se consideriamo che, per tutto il giorno ha
soffiato un forte vento e che le nuvole hanno oscurato il sole in questa parte
di giornata per gioco forza la pace torna a regnare.
Finito il percorso in canoa ci
aspetta una passeggiata di quasi mezzo chilometro per raggiungere l’ingresso
della grotta. Già scendendo il fiume l’ambiente è coinvolgente, calcare da ogni
lato del fiume, ingressi di grotte asciutte, animali di tutti i tipi che vivono
indisturbati lontano dall’uomo, il canyon che ci porta fino a krnjeza è tanto
inaspettato quanto bello: pareti scoscese alte più di quattrocento metri, quasi
impossibili da risalire a causa delle pietraie racchiudono questo tratto di
fiume, accompagnati da qualche rondine avanziamo su di un terreno che a causa
delle pietraie è più adatto a dei serpenti che a degli umani, ed in effetti Tiki
mi dice di fare molta attenzione. Tutto ad un tratto ci appare sul lato sinistro
del canyon un ingresso che misura almeno trenta metri di altezza per una decina
di larghezza: gli occhi mi si illuminano, aumento il ritmo per raggiungere
l’ingresso curioso di vedere da vicino cotanta cosa. Il livello della sorgente è
più alto di almeno cinque metri rispetto al livello normale in questo periodo,
sicuramente questa differenza è dovuta ai forti temporali di questi giorni. Alan
mi parla delle sue immersioni esplorative nella sorgente e della bellezza delle
sue numerose gallerie, non ci vuole molto a convincerci ad organizzare una
spedizione di una decina di giorni a giugno del prossimo anno.
Il 6 agosto
Si ritorna a lavorare, Kusa ci
aspetta, siamo in quattro a superare il sifone, Alan, Davide, Jean Jacques ed
io. La visibilità nel primo sifone ormai è compromessa, speriamo non sia così
nel secondo sifone. Una volta raggiunta la superficie all’interno della montagna
ci togliamo le attrezzature ed iniziamo a trasportare le bombole, il mio
circuito chiuso laterale e le attrezzature necessarie all’immersione: torce,
pinne, svolgisagola, maschera, ecc. La galleria aerea viene percorsa velocemente
ed il numero di quattro persone è ideale per suddividere i carichi da
trasportare. Una volta raggiunto il secondo sifone tocca a me prepararmi per
immergermi: posiziono le attrezzature su di una cintura all’inglese non per
necessità ma per comodità, avendo deciso di non utilizzare il circuito chiuso
classico per la semplice motivazione di evitare un trasporto in più tra un
sifone e l’altro considerato che non sappiamo se sarà possibile tentare
l’esplorazione. Con me prendo due bombole di miscela iperossigenata che
posizionerò a –40m e a –21m, altre due bombole che mi permettono di alimentare
il circuito laterale e di garantirmi una sicurezza in caso di problemi al
circuito e lo svolgisagola perché il filo nel tratto iniziale e non solo è
sicuramente rotto. L’ingresso del sifone è largo un paio di metri ed alto poco
più di un metro, con tutta l’attrezzatura e il filo da svolgere si tribula un
pochino, ma alla fine raggiungo la parte larga della galleria ed inizio a
scendere fino ai –21m dove lascio una bombola da 7l di miscela 50/20, continuo a
stendere il filo fino ai –30m poi ecco il filo da me posizionato lo scorso anno,
raggiungo i –40m, a questa profondità la galleria rimane orizzontale per un
poco, avanzo fino a dove riprende a scendere a questo punto posiziono la bombola
da 10l di 33-33.
Le pareti chiare della galleria
permettono alla luce dei fari HID di illuminare bene fino a circa 7m, nulla da
paragonare ai 20m dello scorso anno.
Una volta riemerso comunico al
piccolo gruppetto che l’immersione esplorativa la tenteremo domani e quindi i
due baldi giovani alzano le chiappe e di gran lena vanno a prendere il maialino
che attende il da farsi alla fine del primo sifone per portarlo qui al secondo.
Una volta risistemato il poco materiale nel sacco speleo, tranne le attrezzature
essenziali lasciamo tutto al secondo sifone, il ritorno al primo sifone è
veloce, siamo praticamente tutti scarichi. Ci prepariamo per l’immersione di
rientro e poi uno dopo l’altro iniziamo l’immersione.
Riemergiamo dopo tre ore dalla
nostra partenza, decisamente più veloci dello scorso anno quando eravamo solo
Jean Jacques ed io.
Il 7 agosto
Di nuovo siamo in quattro, una
volta superato il primo sifone non ci resta altro che trasportare il mio Voyager
e le attrezzature essenziali fino al secondo sifone perché tutto il resto dei
materiali si trova già lì. Prima di immergermi apro la muta e la tolgo per
permettere al sudore di traspirare senza inumidire i sottomuta. Dopo una ventina
di minuti sento quasi freddo, mi rivesto, infilo la muta, indosso
l’attrezzatura, un saluto e parto. Raggiunti i –45m di profondità il filo è
rotto, mi fermo collego il mio svolgisagola e trainato dal maialino inizio a
svolgerlo. Dopo una ventina di metri ecco di nuovo il vecchio filo, mi fermo,
taglio mi riposiziono lo svolgisagola e di nuovo in marcia. La gioia dura poco,
subito dopo aver superato il passaggio profondo a -55m, sono costretto di nuovo
a ricollegare lo svolgisagola, questa volta per un tratto di una cinquantina di
metri, il motivo per il quale non stendo completamente un nuovo filo è che non
voglio lasciare troppi fili nella galleria perché con le prossime piene e le
inevitabili rotture la progressione diventerebbe pericolosa. Eccomi al punto
dove lo scorso anno avevo osservato sopra di me una galleria ma non avevo potuto
risalire a causa della scelta dei gas sbagliata, ora ho con me due bombole da
12l contenenti una 15/65 e una 20/65 più un circuito chiuso di emergenza, quindi
non mi resta altro da fare che posare il maialino e la bombola da 12 litri con
la 15/65 ed iniziare la risalita nel pozzo. Non appena la galleria da verticale
diventa fortemente inclinata mi accorgo della presenza di una quantità enorme di
argilla sul fondo e sulle pareti e quando emetto in risalita le necessarie bolle
la vedo cadere anche dal soffitto. Comunque rispetto le tappe deco e continuo la
risalita, la galleria diventa quasi piana attorno alla profondità di –8m, avanzo
e dopo una decina di metri mi trovo davanti un muro, sulla destra una piccola
galleria larga un metro e alta due, mi infilo e subito dopo mi ritrovo in aria.
La saletta misura 3m di lunghezza per 1,5m di larghezza e 3m di altezza, ma a
parte una colata di calcite con stalattiti e una marmitta piena di pisoliti non
c’è nulla di interessante da un punto di vista esplorativo.
Mi reinmergo, raggiungo i –7m,
cerco nella saletta e trovo sul lato opposto dal quale provengo una galleria che
prosegue, perché no mi dico e senza esitare mi ci infilo. Dopo 25m riemergo in
aria e mi trovo in una galleria molto fangosa larga 6m e alta 4m, l’uscita con
l’attrezzatura è abbastanza comoda ma camminare con i calzari di una muta sul
fango non è molto sicuro quindi decido di rimandare l’esplorazione della zona
aerea. Non mi resta altro che ritornare con visibilità vicina allo zero a –24m,
alla base del pozzo, ed infilarmi nella galleria da me percorsa per un tratto
lo scorso anno. In questa piccola galleria il filo non è rimasto, sono costretto
ad attaccarne uno nuovo per avanzare. Raggiungo dopo aver percorso il saliscendi
di questa galleria il punto dove lo scorso anno mi ero fermato, inizio a
risalire il pozzo che dai -20m mi porta a –10m, poi la galleria riprende
orizzontale per un tratto ma ecco di nuovo un cambio di pendenza, riprende a
salire fino a portarmi in superficie per la terza volta. Anche qui l’uscita
dall’acqua è fattibile ma la progressione aerea si presenza verticale per almeno
4m e purtroppo le pareti sono ripiene di scivolosa argilla. Anche qui sono
costretto a rimandare l’esplorazione ritornando con un’attrezzatura più adatta
ai percorsi aerei.
Durante il rientro sbadatamente
lascio entrare un elastico nell’elica del maialino, sono costretto a fermarmi,
mi trovo ad una profondità di –45m e perdo circa dieci minuti per riuscire a
sbloccare l’elica. Il rientro procede senza altri inconvenienti, riemergo dopo
100’ e naturalmente prima di spogliarmi dell’ultima parte delle attrezzature
comunico il risultato, 150m di nuove gallerie e un potenziale esplorativo per il
futuro.
Fortunatamente i due sempre più
baldi giovani del gruppo scarrozzano quasi tutta l’attrezzatura al primo sifone
con una sorprendente velocità, così mi ritrovo solo una bombola da trasportare
fino al primo sifone. Di nuovo i sacchi con i materiali vanno preparati per
attraversare il sifone, e poi come ormai d’abitudine uno dopo l’altro
rientriamo.
Riemersione dopo solo 5ore
dall’ingresso, in questo lasso di tempo mi sono immerso a –49m, a –55m, a –7m, a
–24m a –55m e di nuovo a –49m, inoltre siamo usciti dalla grotta in perfetto
orario con la prevista partenza di Davide e Valeria direzione mare e di Alan
direzione famiglia.
Jean Jacques ed io la prendiamo
comoda, caricheremo la macchina domani mattina e accenderemo i motori in
direzione Albania.
Il 8 agosto
Sveglia alle 07,30 pronti per
iniziare a rassettare le attrezzature, il vestiario, la tenda, oltre che a
gustare la colazione. Il giorno dell’arrivederci è come sempre un po’ triste ma,
questo desiderio di aver assaporato per poco tempo la compagnia a lungo termine
non fa altro che rafforzare le amicizie e la voglia di ritornare. La natura
quasi incontaminata di questi posti mi regala un’ultima straordinaria visione:
un aquila passa con volo planante ad una trentina di metri sopra il campo, non
curante dei pochi speleologi rimasti, resto affascinato nel vederla e ad un
certo punto da un paio di colpi d’ala e si allontana continuando la sua regale
planata fino a perdita d’occhio.
Finiamo con l’aiuto dei
speleologi croati di caricare le macchine verso le11,30, quando ci accorgiamo
che il furgone di Jean Jacques non riesce a uscire dal prato che essendo
impregnato d’acqua ha fatto si che i pneumatici sprofondassero nel terreno,
fortunatamente abbiamo corde e un altro veicolo e riusciamo senza troppa
difficoltà a recuperare il mezzo. La direzione da noi intrapresa è il sud ma, ad
un certo punto per uno strano gioco della viabilità la macchina viene
indirizzata per qualche chilometro verso nord e posso ancora godere della
suggestiva immagine della catena del Velebit semicoperta da minacciosi cumuli
nembi.
Non mi stancherò mai di
percorrere queste zone tanto bello è il paesaggio e anche se la velocità non
potrà essere elevata, le numerose ore di viaggio che ci separano dalla meta, so
già che le trascorrerò con l’entusiasmo della prima volta.
Arriviamo in Montenegro alle
22,30, questa volta per fortuna non abbiamo problemi a superare la frontiera,
non appena iniziamo a percorrere le strade ci accorgiamo subito di essere
entrati in uno stato nuovo ma, il primo paese da noi superato ci lascia a bocca
aperta: una moltitudine di persone incamminate in direzione del mare, luogo dove
probabilmente si sono sviluppati come in tutti i posti di mare i locali, ma
questo non sarebbe nulla, quello che ci ha colpito è la quantità elevatissima di
rappresentanti del gentil sesso rispetto all’esiguo numerosi rappresentanti del
sesso meno gentil. Questa visione ci accompagna per i numerosi chilometri di
costa da noi percorsi fino a quando verso le 11,30 ci separiamo per andare a
dormire: Jean Jacques cerca una camera in albergo io un parcheggio possibilmente
buio e lontano dalle strade. Alla fine riesco nel mio intento nel paese di………..punto
di incontro per domani mattina con Jean Jacques.
Il 9 agosto
Alle otto del mattino ricevo un
messaggio da Jean Jacques che dice di trovarsi alla spiaggia, lo raggiungo
velocemente, mentre facciamo colazione mi dice di non essere riuscito a trovare
una camera in nessuno dei cinque alberghi dove si è fermato e vista la tarda
ora, le 00,30 ha deciso dormire sul furgone. Prima di ripartire una rinfrescante
nuotata mattutina e poi via verso l’Albania. Raggiungiamo il confine alle 10,45,
le pratiche doganali ci permettono di entrare in Albania alle 11,30. Questa
volta alloggiamo in una casa nei pressi delle sorgenti, scarichiamo velocemente
le macchine prepariamo le attrezzature per l’immersione ed andiamo a vedere i
punti di immersione. Di fronte alla sorgente …………che si trova nel lago a pochi
metri dalla riva è stato costruito un bar ristorante, addirittura dalla
struttura che regge la pompa dell’acqua è possibile saltare direttamente nel
pozzo di accesso della grotta. Ennio ci dice che Luca Vicenzi ieri si è immerso
fino a –92m superando il limite esplorato da Jean Jacques due anni fa. Nella
zona profonda la galleria si rimpicciolisce diventando circa di 3m per 3m, e
finalmente permette alle torce degli speleosub di vedere qualcosa. Già perché
nel tratto iniziale fino a –75m circa a causa delle dimensioni e della quantità
di argilla presente non si riesce a vedere molto.
Il 10 agosto
Tocca a Jean Jacques
immergersi, la mattina è fortunatamente fresca, ha piovuto di notte ed il cielo
è coperto.
Partecipanti: Alan Kovacevic,
Alen Milosevic, Alberto Marconi, Davide Corengia, Jean Jacques Bolanz, Luigi
Casati, Lorenzo Del Veneziano, Valeria Nava
[Novità]
[News] [Dernières Nouvelles]
[Noticias]
[Home Page]
[Curriculum Vitae]
[Attività]
[Esplorazioni] [Album
Foto] [Corsi]
[Commenti]
[Home Page ENG]
[Curriculum Vitae ENG]
[Activity]
[Explorations] [Photo
Album] [Courses]
[Comments]
[Home Page FRA]
[Curriculum Vitae FRA]
[Activité] [Explorations]
[Photo
Album FRA] [Formations]
[Commentaires]
[Home Page ESP]
[Curriculum Vitae ESP]
[Actividades]
[Exploraciones] [Album Fotografias]
[Cursos Buceo]
[Comentarios]
[E-M@il]