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SORGENTE DEI FONTANAZZI 2011

 

18 febbraio 2011
E’ tempo che aspetto speranzoso il momento e adesso posso finalmente introdurmi per un’esplorazione di punta, nella sorgente dei Fontanazzi.
Alberto Cavedon detto Proteo che ho aiutato a portare a termine le ultime due esplorazioni nella sorgente, mi ricambia la cortesia collaborando ora con me.
A Castelnuovo del Garda mi fermo da Parisi che ha preparato la mia muta, nuova. I pezzi modificati delle valvole sistemate sulle caviglie, purtroppo non sono ancora pronti e la muta potrebbe allagarsi per l’impropria apertura di queste ma l’impazienza mi vince e, in attesa della consegna dei pezzi nei prossimi giorni, decido che la proverò durante la prima breve immersione d’assaggio.
A Treviso Nord, la seconda tappa è il capannone della Suex s.r.l. azienda che produce scooters subacquei, per ritirare appunto un “maialino”come affettuosamente lo chiamo io o meglio lo scooter “ XK1” un vero piccolo gioiello della gamma.
Il cambio è dettato da un fattore importante che è quello ambientale, e dall’evoluzione in questi ultimi anni, dei propulsori a traino.
Fino ad ora avevo sempre utilizzato gli Acquazepp che, con piccole modifiche, sono completamente affidabili, velocissimi anche con carichi di attrezzature notevoli ma che, per la loro concezione, mantengono limiti di autonomia, peso e profondità. Anche con l’aggiunta delle nuove batterie al litio, non sono riuscito, a livello di rapporto peso-autonomia, a risolvere i problemi legati alle esplorazioni sempre più avanzate, di questi ultimi anni. Sto esplorando in questo periodo alcune sorgenti dove, per la progressione, i propulsori a traino mi sembrano la scelta più soddisfacente.
Dopo avere attentamente analizzato le proposte del mercato, la scelta è caduta facilmente, sui prodotti della Suex, i cui scooters, per l’interazione fra peso, autonomia, velocità e profondità di esercizio, mi sembrano eccezionalmente adatti a me.
Lo scorso Gennaio, mi sono perciò recato in questa ditta dove, Alessandro Fenu e Marco Segatto I produttori e responsabili, mi hanno illustrato le caratteristiche dei loro scooter, particolari, annessi e connessi. Risultato: ne rimango positivamente colpito e non vedo l’ora di provare il loro propulsore.
Oggi perciò, quando arrivo ed entro, il mio sguardo scavalca persone e macchinari fino ad arrestarsi, riconoscendolo, sopra il mio futuro “giocattolino” che dovrebbe avere 5 km di autonomia, una velocità di 85 m./min., ed è stato collaudato specificatamente per me, per resistere per un’ora alla pressione di 26 bar cioè per l’equivalente di una profondità che per ora non ho mai raggiunto.
E’ Marco a spiegarmi alcuni dettagli su come aprirlo, metterlo in carica, e altri particolari che nell’insieme sono semplici. Quando lo carico in auto, mi avanza dello spazio rispetto a quello che avevo previsto di lasciare ed anche questo è un punto a favore.
Terza e tappa finale é Valstagna nel pomeriggio dove gli amici Moonlight, il Proteo e il Pifferaio mi attendono per organizzare i lavori del giorno seguente.

19 Febbraio 2011
Preparativi e prove d’assaggio: Predisposizione delle bombole di emergenza in punti che già conosciamo e test della nuova muta. Moonlight si dedica ai trasporti esterni, il Pifferaio trasporta quattro bombole da 20 l., due bombole da 15 l., due bombole da 10 l. e due maialini “XK1” con diversi viaggi, fin sotto la breccia a -18 m., Mosè si occupa di portare le bombole per la decompressione fino a -36 m. cioè a circa 400 m. dall’ingresso.
Proteo ed io entriamo in acqua uno dopo l’altro.
Fortunatamente, com’è buona norma fare, prima di impegnarsi in un’esplorazione seria, è bene saggiare i nuovi materiali. Scopro così che la nuova muta ha un paio di problemi: i calzari che sono un po’ grandi e troppo morbidi, e i guanti incorporati che, essendo anche loro un po’ troppo grandi ma duri a causa della colla interna, mi causano dolore alle dita e mi tolgono sensibilità. Mettendo fissa pinne, risolvo il problema dei calzari ma per i guanti non trovo soluzione. L’alternativa, finché non avrò fatto apportare le modifiche, sarà la vecchia e ormai rigida muta, sotto la quale non riuscirò a indossare le protezioni termiche che vorrei. Iniziando la discesa, a -12 m. sento entrare l’acqua in entrambe le gambe dalle valvole che non lavorano correttamente. Meglio fare dietro-front ed uscire. Proteo, che continua l’immersione, incontra alla base del pozzo iniziale, a -18 m. Mosè e ne approfitta per farsi aiutare a trasportare tutto il necessario oltre le ultime strettoie fino a -60m.

20 febbraio 2011
Questa mattina siamo in pochi ad andare in acqua, pochi ma buoni, e ben assistiti all’esterno da Caramella e Simone che non entrano in acqua perché non sono in piena forma, da Betta che borbotta per il freddo, da Massimo sempre disponibile ad aiutare e da Mosè che ha la scusa della muta bagnata. In acqua andremo Proteo ed io nelle zone profonde ed il Pifferaio e Boa si occuperanno della nostra assistenza.
Diamo l’addio a un’uggiosa e fastidiosa pioggerella, entrando in acqua alle 13.00. Proteo davanti seguito da me. Con noi la bombola relè ed il maialino, a -9 m. un black-out di luci mi fa desistere dal continuare, rimango solo con due faretti a led; i fari principali si spengono a causa dei cavi rotti. Segnalo al Proteo il problema tentando di farmi capire semi incastrato in una strettoia e risalgo. Fuori sono già saliti tutti alle macchine grazie anche alla paura dei furbacchioni che ogni tanto aprono le macchine in questa zona. Emetto un urlo montanaro: “ollalaiuuu” ed eccoli con un’efficienza incredibile arrivare all’ingresso; ho bisogno di una torcia a mano. Urlo seccato per la sfortuna di questi primi giorni. Mosè che fortunatamente non ha previsto di entrare in acqua, mi da le sue due nuove torce Fa&Mi a led con una resa da 50w; una la fisso con un elastico sul casco mentre l’altra l’attacco con un cordino ai moschettoni; nel mentre anche Proteo è risalito. Ripartiamo sperando almeno da parte mia che sia la volta buona. Dentro e fuori dalle strettoie fino a -18mt, e il primo pezzo difficile è finito; a rimorchio dei maialini fino a -36 m. poi di nuovo, una serie di passaggi più o meno stretti ci porta a -55 m. dove inizia la galleria che arriva alla zona profonda. Da qui il filo non c’è più; Proteo impugna lo svolgi sagola e inizia a tirarlo, io dietro lo seguo portando le tre bombole da 20 l. che lascerò in questo tratto di grotta per emergenza e il 12 l. che mi servirà per il rientro. Il nuovo propulsore si comporta molto bene: devo prendere la mano sulla sensibilità dell’interruttore e sulla regolazione della velocità iniziale, ma è veramente semplice e in un attimo mi trovo a mio agio.  A -65 m. lascio la prima bombola e inseguo Proteo che è partito spedito. Ogni tanto mi devo fermare a mezz’acqua perché Proteo è alle prese con nodi, tagli del filo, di nuovo nodi. Questo mi permette di vedere la galleria in maniera chiara sfruttando le luci di Proteo. Raggiungiamo la sala a -95 m., bella e morfologicamente complessa; lascio la seconda bombola e via fino a -110 m. Siamo su un sasso enorme, Proteo cambia svolgi sagola, gli passo il mio, penso siamo nel punto che inizia a scendere verso la zona profonda, lo lascio andare solo ma lo vedo risalire dopo almeno una ventina di metri, allora capisco che il posto per lasciare l’ultima bombola non è questo. Seguendo la luce, taglio un po’ più alto del filo e lo raggiungo; risaliamo fino a -100 m. poi eccoci di nuovo in discesa. A -115 m. c’è il punto dove devo lasciare la bombola. Saluto Proteo. Lui scende, lo vedo sparire nel nero: io mi fermo a tagliare degli spezzoni di filo che sono pericolosi, poi inizio il rientro. Ogni tanto, rallentando il rientro, riprendo il lavoro di pulizia; penso che Proteo sia dietro di me almeno di una decina di minuti, sono sicuro che rivedrò le sue luci nelle tappe più lunghe a partire dai -30m. Dopo aver fatto le mie tappe profonde, m’infilo nel camino che mi porta ai piani superiori. Esco dai passaggi stretti e continuo comodamente la deco negli ambienti larghi. Quando sono a -27 m., vedo le luci di Proteo apparire: mi segnala un ok con i fari che ricambio poi lo aspetto nelle tappe che seguono. Mi raggiunge a -21 m. Quando mi accorgo di aver perso il computer Galileo, torno indietro fino a circa -33m. a vedere se lo ritrovo ma nulla, sono in un posto complicato pieno di sassi e spaccature. Non ho molto tempo per rimanere, mi dedicherò alla ricerca durante la deco delle prossime immersioni. Sono passate 2h 30’. Ecco arrivare il Pifferaio, uno scambio di doni e via procediamo con la deco. Mi fa strano far la deco in compagnia, non sono abituato. Durante le tappe ne approfitto per vedere di staccare l’elica dal maialino e di provare a bypassare il sistema elettronico, giusto per mettere in pratica quello che ho visto fare da Marco alla consegna del mezzo. Proteo che conosce bene questo propulsore, mi assiste per verificare che io non commetta errori. Il tempo passa e il freddo s’inizia a sentire; la mia vecchia muta ormai irrigidita dal tempo, non solo mi limita nei movimenti, ma m’isola molto meno. Fortunatamente l’acqua non è delle più fredde 10°, quindi, con il giubbetto elettrico riesco a stare abbastanza bene: ho freddo solo ai piedi e alle mani perché purtroppo in un guanto trafila un po’ d’acqua. Boa porta del tè caldo che bevo solo io, Proteo non ne vuole sapere di berlo. Ci liberiamo dei propulsori, degli svolgi sagola e di tutto quello che non ci serve più. Nelle ultime strettoie ci poniamo nei punti possibili dove comunque anche in due si riesce a stare comodi. Arriviamo a -6 m., dico a Proteo che ho quasi finito la deco, esco dopo cinque ore, mentre lui deve attendere ancora 80’. Mi faccio aiutare da Boa all’uscita dall’acqua perché ho messo sul reb troppa zavorra e, oltre ad aver fatto un’immersione complicata per l’assetto a causa del sovrappeso, mi ritrovo anche a tribolare per uscire dall’acqua. Lui a sua volta passa il Copis-Meg a Mosè che aiuta Simone a caricarselo sulle spalle. Un thé caldo mi aspetta alla macchina; risalgo gli scalini messi nella roccia dal Gruppo Grotte Giara Modon e volo a bere e a cambiarmi. Ho tutto il tempo per caricare le mie attrezzature sulla mia auto e su quella di Simone, poi esce anche Proteo. Mentre si cambia, scopro che sulla sua muta non ha nemmeno la valvola per far pipì: che coraggio affrontare un’immersione così lunga senza la possibilità di scaricare i reni. Mi ricordo nei primi anni novanta, quando non avendo le valvole per farla fuori, ci venivano forti dolori ai reni perché evitavamo di farcela addosso; ricordo anche che, qualche volta, non riuscendo a trattenerci inondavamo la muta stagna.
Sono molto compiaciuto per l’immersione che ho fatto, grazie anche a Proteo che, rimanendomi davanti, mi ha permesso di vedere bene la grotta.

21 febbraio 2011
Giornata trascorsa in compagnia del Pifferaio a riparare, modificare e mettere in carica le attrezzature che serviranno per il giorno dopo.

22 febbraio 2011
Alle 10.00 all’ingresso della grotta, si ultimano i dettagli sulle attrezzature e si porta tutto nella piccola vasca che da accesso all’universo dei Fontanazzi. Siamo in pochi: Alberto, il Pifferaio, Beppe ed io. Beppe entra in acqua per primo con il compito di sistemare sotto la breccia il materiale che dovrò portare con me e cioè una bombola da 20 l., il maiale “XK1”, lo svolgi sagola metrato ed il faro Fa&Mi a led da 350W. Mentre viene trasportato il materiale, completo la mia vestizione così da lasciarmi scivolare nell’acqua con un tempismo quasi perfetto e approfitto di Beppe per posizionare i fissa pinne sulla scarpetta dei miei lunghi propulsori. Tutto è pronto: accendo tre delle quattro luci sul casco ed inizio a percorrere gli stretti passaggi che mi separano dei materiali precedentemente trasportati da Beppe: con me ho una bombola di miscela respirabile di emergenza, il reb laterale ed una batteria per il giubbetto elettrico. Fatico più del solito, e non capisco il perché: Beppe è davanti a me e scende per verificare che alla partenza vada tutto bene. Una volta giunto oltre la breccia, vado verso i materiali che sono appesi al filo in attesa di essere presi. Osservando le attrezzature, mi accorgo che involontariamente ho strappato il cavo dalla batteria: la consegno a Beppe chiedendogli di sostituirla con un’altra ma, una volta agganciato il tutto, me ne vado senza. Di Beppe nessuna traccia. L’avanzamento non è dei migliori: sono lento a causa dei materiali che ho agganciato con superficialità; me ne accorgo ma mi dico che ormai manca poco al punto dove li lascerò e quindi tengo duro ma, il rapporto fatica avanzamento, è decisamente negativo. Raggiunti i -36 m. lascio il reb laterale con la bombola da 12 l., eseguo uno svuotamento maschera perché essendo un po’ raffreddato ho i vetri un po’ sporchi di catarro. Una volta ripristinato il tutto, proseguo nei passaggi stretti che mi portano a -55 m., dove arrivo in 33’. Mi carico la seconda bombola da 20 l., accendo anche il secondo faretto ma succede una cosa strana: si spegne anche l’altro, rimango con due faretti a led e il faro potente in mano. “Che faccio?” è il quesito. Torno indietro e per oggi è finita, oppure avanzo rischiando un pochino? Tutto sommato questi faretti Fa&Mi non mi hanno mai tradito per cui la decisione presa è: avanzo! Mi diverto a giocare con il maneggevole “XK1” tra i passaggi che si alternano larghi e stretti, a sinistra o a destra, su e giù, in un tortuoso insieme di incredibili erosioni. Raggiungo il punto dove Proteo ha fissato il filo, a circa 20 m. dal suo limite esplorativo di due anni fa cioè a -120 m. di profondità. Mi manca all’appello una bombola da 20 l. che non ho visto sul percorso: attacco il filo, accendo il faro da 360W e, mi accorgo di avere solo due mani. Se voglio usare il propulsore, una serve per condurlo e, se devo mettere il filo, l’altra è impegnata con lo svolgi sagola, ergo il faro a mano come faccio ad indirizzarlo alla ricerca del passaggio? Fortunatamente la maniglia mi permette di bilanciarlo perfettamente e quindi dovrò solo tenerlo orientato con colpi di gomito mentre avanzo. Arrivato al limite esplorativo, c’è ancora un pezzo di filo vecchio ancorato su di uno spuntone con un elastico, ma non vedo prosecuzioni sul fondo bensì di fronte a me: avanzo in un ambiente grande circa 10 m. per almeno cinque di altezza; il fondo è ricoperto di sabbia bianca che crea un contrasto incredibile sulle rocce nere; avanzo sempre a -130 m. per 80 m. orizzontali oltre il limite di Proteo. Mi fermo dietro uno scalino di roccia: qui la galleria è più piccola cioè cinque metri di larghezza per due metri di altezza; lascio lo svolgisagola e una bombola da 20 l. e inizio il rientro: sono passati 68’. Il rientro è veloce visto che ho solo una bombola da 20 l. con me, c’è un poco di corrente che mi spinge verso l’uscita ed il faro nella mano ora mi permette di vedere esattamente dove voglio. Risalgo fino a -100 m., poi giù a -115 m., poi su a -80 m., di nuovo giù fino a -90 m. ed eccomi finalmente, dopo circa 520 m. di percorso, a -55 m. sotto i passaggi stretti che mi portano negli ambienti superiori. Risalgo controllando il pozzo per cercare il computer Scubapro che ho perso nella scorsa immersione. Rimango un’ora a rovistare tra i -36 m. e i -21 m. poi, dovendo andare avanti con la deco, lascio il mio campo di ricerca e risalgo a -18 m.: la galleria scende nuovamente a -30 m. per poi raggiungere, dopo altri 300 m., la breccia dove riprenderò la deco a -18 m.
Il Pifferaio arriva quando sono alla breccia, mi mette le cavigliere, mi dà la batteria ed il thè; sono un po’ nervoso per le luci, il computer, la batteria e per com’è andata la parte iniziale dell’immersione; sono di poche “parole” tanto è che il Pifferaio se ne accorge. Il resto della decompressione e le frequenti visite mi serviranno a rasserenare lo spirito. Riemergo dopo quattro ore totali d’immersione.
Sistemo tutta l’attrezzatura e mi preparo al rientro: devo essere a casa per i prossimi due giorni quindi, purtroppo, dovrò sospendere i lavori.

25 febbraio 2011
Ci troviamo alle 10.20 alla sorgente: ho ancora i postumi di una forte infiammazione al timpano destro che mi preoccupano per domani, mentre il resto del gruppo è tutto in forma smagliante. Proteo fa un’immersione nella sala a -90 m. per vedere se ci sono prosecuzioni alternative, vista la morfologia del posto e intanto porterà una bombola da 20 l.; lascerà il suo “XK1” in maniera tale che io lo possa portare come emergenza con me. Moonlight porta il grosso dei materiali per il Proteo sotto la breccia. Proteo a sua volta si prepara in maniera tale che possa scendere sotto la breccia con Moonlight cosicché possa verificare la partenza. Una volta partito Proteo, non ci resta altro da fare che aspettare un paio di orette prima di andare a verificare come procede la decompressione. La giornata è bella ed ai Fontanazzi il sole splende per buona parte della giornata; fortunatamente è piacevole aspettare in queste condizioni. Dopo due ore Moonlight s’immerge per vedere se Proteo è rientrato, ma nulla, nessuna traccia. Non mi scompongo più di tanto perché potrebbe aver trovato qualche prosecuzione e si sa che il tempo di fondo e la profondità, aumentano il tempo di decompressione. Dopo altri 20’ Moonlight riparte e trova a -9 m. Proteo: tutto bene ma nessuna prosecuzione e i materiali per me sono sistemati a -109 m., a circa 550 m. dall’ingresso su un comodo masso piatto; del mio computer nessuna traccia. Aspetto che abbia quasi finito la deco e quando mancano 15’ vado a preparare la mia attrezzatura, che è tutta smontata, per il giorno dopo.

26 febbraio 2011
Con tutti i problemi legati alla luce, questa volta mi organizzo per bene, decidendo di fissare il faro da 360W sotto il maiale; rendiamo neutro il tutto in maniera tale di non modificare gli equilibri del “XK1”. Prepariamo la bombola da 20 l. che porterò con me, il reb laterale che lascerò per la deco a -36 m., la bombola di gas respirabile per l’ingresso, la batteria per il giubbetto e una piccola torcia di emergenza più per un fattore psicologico che per una vera necessità. Moonlight è il primo della lista a entrare e, come ieri, porterà tutto giù sotto la breccia controllando la partenza.
Il sole splende e mentre mi preparo è quasi fastidioso perché mi fa sudare; cerco un po’ di ombra ma alla fine mi decido ad accelerare le operazioni di vestizione e saltare nella vasca. Sono molto concentrato, oggi è l’ultima immersione. Qui, le previsioni danno peggioramento ma, prevedendo neve, non ci saranno molti cambiamenti alla portata o alla visibilità della sorgente. Parto per primo, arrivo sotto la breccia in meno di tre minuti; tutto è andato perfettamente e, se penso di essere ingombrante, mi dico che è un buon segno. Mi carico facendo bene attenzione a come sistemo i materiali. Saluto e inizio il viaggio diretto fino alla prima sosta a -36 m. dove lascio la batteria, la bombola da 10 l. e il reb laterale. Inizio la discesa e mi accorgo che il maiale è leggermente positivo: questo mi da qualche problemino a scendere nella frattura, perché lui tende, anche se lentamente, a risalire. Finalmente sbocco nella galleria, mi aggancio il maiale e con una bombola sola di emergenza, mi ritrovo di nuovo ad andare veloce verso il fondo. Per ora tutto funziona per il meglio: eccomi al passaggio a -90 m; l’ultima volta ho spostato il filo che lo attraversava e ora è più facile entrarci: Avanzo ed ecco che a -109 m. trovo le mie cosucce per cui, aggancio la prolunga al mio ventrale e metto il XK1” di Proteo dietro di me, metto la bombola da 20 l. sul mio lato sinistro, accendo il faro ed aimè mi accorgo che ho sbagliato testa ho preso quella a fascio largo adatta per le riprese. Servirà a poco ma almeno l’impianto illuminazione funziona tutto.
In poco tempo, circa 28’ raggiungo il termine dell’esplorazione del giorno 22, lascio qui il “XK1” di Proteo, impugno lo svolgi sagola ed inizio a tirare filo in ambienti vergini. La galleria diventa più stretta, 1,5 m. d’altezza per 4 m. di larghezza; non vedo altre prosecuzioni, quindi proseguo: ora si allarga un poco, arrivo di fronte ad un muro. L’istinto mi dice di andare a destra ma, essendo chiuso, per forza di cose devo andare sinistra: ho come l’impressione di iniziare a tornare indietro. La quota oscilla tra i -125 m. e i -130 m, si alternano salette a passaggi più piccoli, arrivo in un punto interessante, dove, vedendo nero di fronte a me, penso ad un pozzo o ad una galleria ma l’illusione dura poco. Il filo scorre veloce dallo svolgi sagola, il tempo pare essersi fermato. Giro di qua, giro di là, la respirazione è giusta, fatica non ne sto facendo, avanzo osservando la galleria. Quando arrivo ad un nuovo punto dove credo ci sia qualche cosa di grosso, vedo invece il mio filo di fronte a me, riconosco la galleria dal sedimento bianco sul fondo e mi accorgo di aver chiuso un cerchio: la delusione fa parte del gioco. Attacco il filo su uno spuntone, lo taglio: ho percorso 187 m. di nuove gallerie e sono sbucato a 70 m. dall’inizio dell’esplorazione del giorno 22. So che ho una bombola e il “XK1” di emergenza a poco più di una ventina di metri da questo punto. Li recupero ed inizio il rientro: sono passati 45’. Rientrando, tento di vedere se ci sono altre possibilità ma non è facile sarà una sfida per il futuro cercare il passaggio tra questi giganteschi massi appoggiati sul fondo o tra le spaccature delle gallerie. Recupero le varie bombole che sono seminate nella grotta, ne aggancio sei da 20 l. più un “XK1” e porto il tutto fino a -55 m. Lascio tutto lì e inizio la risalita: Proteo e il Pifferaio s’incaricheranno di recuperarle.
Gli imprevisti in questo periodo sono stati diversi e non sono ancora finiti, mentre risalgo la frattura mi impiglio in un sasso e buco la muta sulla caviglia. Sentendo l’acqua fredda entrare, e dovendo ancora passare quattro ore in decompressione, aspettare con la muta allagata non sarà piacevole. Mentre risalgo, più che pensare al buco nella muta, m’impegno nel cercare il Galileo, assumendo posizioni strane per limitare l’ingresso di acqua nella muta ma, in questo tratto di grotta non molto spazioso, non è facile, perché la postura è obbligata. Esco a -36 m. cambio la bombola relè, prendo il reb laterale e continuo la mia ricerca. Dopo poco più di un’ora di ricerca, arriva Proteo, che è in vantaggio di una quindicina di minuti rispetto al Pifferaio perché avrebbe dovuto andare a 500 m. per recuperare i materiali ma siccome sono riuscito a trasportare tutto fino a -55 m. non serve che vada lontano, quindi lo fermo e gli scrivo di aspettare il Pifferaio qui a -21 m. per evitare di accumulare inutile deco. Magica lavagnetta che mi permette di comunicare che ho un buco nella gamba destra e di scrivergli di spostare l’elastico dei ferma pinne, sul buco della muta per provare a tapparlo. Finita la mia ultima tappa lo saluto ed inizio il rientro. Percorro una ventina di metri e incontro il Pifferaio che sta raggiungendo Proteo; un saluto mentre ci incrociamo ed ognuno va per la sua strada. Alla breccia, trovo Moonlight che è venuto a farmi assistenza portandomi le batterie del giubbetto che ora sono più importanti che mai perché l’acqua ha completamente invaso la muta. Il tempo passa ed ecco rientrare prima lui poi il Pifferaio e infine Proteo: sono ancora a -15 m. ma vedo le luci e li aiuto a far passare le bombole nella breccia poi a portarle a -12 m. mentre i tre prodi vanno avanti ed indietro nella galleria e nelle varie strettoie. Ogni tanto arriva del tè caldo che mi scalda dentro, ma fortunatamente non ho freddo e sono felice per l’immersione mentre i pensieri sul futuro si accumulano. Cinque sono le ore totali d’immersione: Moonlight indossando ancora la muta, recupererà il mio rebreather appena lo avrò tolto dalla schiena. Esco dalla vasca e non c’è traccia dell’attrezzatura perché già tutto è stato portato all’auto: trooppo efficienti!  Mentre ero in acqua, infatti, sono arrivati i rinforzi Ennio, Luca, Luca, Max, Mirko, Simone, e Toni che presi dal sacro fuoco, hanno aiutato i trasporti delle attrezzature fino alla macchina. Così, per il momento, si conclude l’esplorazione dei Fontanazzi che ora ha uno sviluppo totale di 2017 m. mentre la lunghezza della galleria che raggiunge le parti più lontane e profonde, è difficile da quantificare: Proteo ha raggiunto 850 m. dall’ingresso mentre dei miei nuovi 267 m., non saprei quanto si distanziano dall’ingresso visto che ho percorso un anello.
Quest’anno sono arrivato un po’ in ritardo con i test sulle attrezzature nuove e questo ha limitato la programmazione delle esplorazioni nonostante dall’inizio del mese di febbraio le condizioni delle sorgenti a Valstagna siano perfette. Purtroppo non sempre è possibile far quadrare le cose ma, nonostante tutto, sono riuscito a trovare le soluzioni ideali per sistemare il prototipo di rebreather laterale e a provare dei materiali nuovi.
Il rebreather, in origine era un Vertigo ma l’ho modificato completamente per raggiungere quelle prestazioni che ritenevo necessarie: ora è a buon punto e ho trovato le soluzioni per completare i due circuiti laterali che sto facendo preparare. In breve ho cambiato completamente il sistema filtrante, la posizione della valvola di scarico, il tipo di sensori di ossigeno, installata l’addizione automatica del diluente, il flusso continuo dell’ossigeno, aumentati i volumi dei contro polmoni e il sistema di raccordi tra i vari pezzi del rebreather.
Le modifiche sulla muta stagna non hanno potuto essere controllate per alcuni problemi collaterali; risolti questi, sono pronto a una nuova prova.
Il “Suex XK1” è la vera novità e sorpresa perché, diversamente dai propulsori a traino da me provati in passato che mi sono sempre sembrati lenti e poco efficienti con i voluminosi carichi che di solito mi accompagnano in giro per le grotte e rispetto ai miei aquazepp, questo “animale”, mi ha impressionato notevolmente per velocità e potenza con il vantaggio di un’autonomia impensabile fino a un paio di anni fa. Le dimensioni, la maneggevolezza e la doppia velocità di azionamento del motore sono un’altra chicca che potrò sperimentare meglio nelle prossima esplorazione al Rio Torretta visto le dimensioni della galleria. Inoltre le varie sicurezze che permettono di by passare l’elettronica di comando e smontare l’elica in acqua, me lo rendono sicuro ed affidabile per l’utilizzo in grotta : promosso a pieni voti.

Partecipanti:
Alberto Cavedon (Proteo)
Alessandro Fantini (Pifferaio)
Francesco Boaria (Boa)
Giuseppe Frison (Beppe)
Luca Pedrali (Mosè)
Luigi Casati (Gigi)
Stefano Gallingani (Moonlight)

Un grazie particolare a chi ci ha aiutato:
Antonio Tedesco (Toni)
Claudio Carnello (Caramella)
Elisabetta Piccoli (Betta)
Ennio Lazzarotto
Francesco Boaria (Boa)
Luca Bizzotto
Luca Collesei
Massimo Santini
Mirco Crestani
Simone Piscitelli

 

         
     
 
La famosa val Brenta vista dalla pianura
Foto: Gigi Casati

 

 
Comune di Solagna a pochi passi dai Fontanazzi
Foto: Elisabetta Piccoli

 

 
     
 
Si pianifica l’immersione
Foto: Elisabetta Piccoli

 

 
Si scherza
Foto: Elisabetta Piccoli

 

 
     
 
I Fontanazzi dalla ferrovia
Foto: Gigi Casati

 

 
I Fontanazzi dal muretto
Foto: Gigi Casati

 

 
     
 
Nei pressi dell’ingresso
Foto: Gigi Casati

 

 
Prima dell’immersione la pappa gentilmente preparata dalla Betta
Foto: Alberto Cavedon

 

 
     
 
Il potente faro da 360W Fa&Mi
Foto: Gigi Casati

 

 
Il Pifferaio alle prese con il propulsore Suex XK1
Foto: Gigi Casati

 

 
     
 
Bombola da 20lt e XK1 nella vasca
Foto: Gigi Casati

 

 
Moonlight pronto all’immersione
Foto: Gigi Casati

 

 
     
 
Un po’ di concentrazione
Foto: Elisabetta Piccoli

 

 
L’ingresso nella vasca di Gigi
Foto: Elisabetta Piccoli

 

 
     
 
Si parte per l’esplorazione
Foto: Elisabetta Piccoli

 

 
L’acqua della sorgente scorre verso il Brenta
Foto: Gigi Casati

 

 
     
 
Massimo felice di spostare i materiali pesanti come le pinne
Foto: Elisabetta Piccoli

 

 
Ennio in versione fotografo
Foto: Elisabetta Piccoli

 

 
     
 
Fine dell’immersione
Foto: Elisabetta Piccoli

 

 
Un po' di relax dopo 5h di immersione
Foto: Elisabetta Piccoli

 

 
       
 
Si guarda lo schizzo dell’esplorazione
Foto: Elisabetta Piccoli

 

     
         

 

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